ScrivOnline

Sans-serif

Aa

Serif

Aa

Font size

+ -

Line height

+ -
Luce
Buio
Nero di seppia

Fabrizio Sanna, in arte GOA, pittore sardo di indiscusso talento artistico, ci racconta la sua storia di successo. |INTERVISTA|


 

“Il Profumo della Dolce Vita” ha incontrato GOA, pittore sardo figurativo e astratto, di successo indiscusso che nel 1995, colto da improvvisa ispirazione, iniziò a dipingere le sue prime tele che riscuoteranno immediatamente grande successo.

Attraverso la tecnica dell’“action painting” realizza le sue Opere straordinarie. Nel 2000 entra ufficialmente nel mondo dell’Arte contemporanea con una Mostra personale alla Galleria d’Arte “La Bacheca” a Cagliari. Fabrizio Sanna nel 2007 si attribuisce un nome d’arte, GOA, ed esordisce nel Web pubblicando tutti i suoi dipinti. E’ quello il momento artistico nel quale alla pittura con tecnica “action painting”, GOA associa le sonorità “Goa Ipno-Trance”, conosciute comunemente come musica “Goa”. Questo genere musicale elettronico si sviluppò nello stesso periodo della musica “Trance”, e ha origini e radici negli anni ’60 nello “Stato indiano di Goa”. L’apice del successo avvenne in Europa nella seconda metà degli anni ’90. GOA si immerge spiritualmente all’interno di queste particolari gamme sonore per creare le sue fantastiche Opere, delle quali ci parlerà più ampiamente nella nostra bellissima chiacchierata.

Sempre nell’anno 2007 crea un suo spazio espositivo a Villasimius, il “GOA Studio”, dove espone le sue Opere. Nel 2009 inaugura il suo Show-Room a Villasimius, aperto al pubblico che può ammirare le sue realizzazioni artistiche. Le sue tecniche privilegiate sono l’“action painting” e il “dripping”. Dove per “action painting” si intende una pittura d’azione chiamata anche “astrazione gestuale” oppure “espressionismo astratto”: è uno stile di pittura nella quale il colore vien fatto gocciolare dall’Artista oppure lanciato sulla tela, invece che applicato con cura ed attenzione; il “dripping” è invece un tecnica che nasce negli U.S.A. negli anni 40′ con Jackson Pollock (1912-1956), geniale pittore statunitense, che ne trasse spunto dalla cosiddetta “scrittura automatica surrealista”: viene usato lo smalto opaco o vernici industriali che vengono fatte gocciolare con un contenitore bucherellato, oppure schizzato direttamente con la mani dall’Artista, mediate l’uso di bastoni o di pennelli con la tela distesa per terra.

GOA oggi è ospite della nostra Redazione e conversa con Andrea Giostra per raccontare la sua bellissima storia di artista e di giovane pittore italiano di successo.

 

 

Ciao GOA, benvenuto presso la nostra Redazione. Ti ringraziamo per essere qui con noi. Tu nel mondo dell’Arte nasci da autodidatta, come spesso ami ricordare in tutte le tue interviste. La tua formazione è quindi da considerarsi sperimentale ed esperienziale. Ma certamente il talento non ti manca, visto i risultati e l’abilità nell’utilizzo delle tue tecniche che ho descritto brevemente nella presentazione; tecniche che ti hanno reso un pittore molto apprezzato e molto importante a livello internazionale. Ti ricordi, GOA, che età avevi quando hai scoperto la tua passione per l’Arte, per la pittura, per la bellezza in genere?

Ciao Andrea, certo mi ricordo molto bene. La scoperta per il mondo dell’arte è nata dentro di me all’età di 16 anni ed è come un aneddoto che racconto sempre a chi me lo chiede. Il succo in pratica è questo: dissi alla mia fidanzata – per conquistarla secondo me… – (sorride!), «Ti prometto che un giorno diventerò un pittore famoso; un pittore internazionale!». Meno male che alla fine lei non mi ha dato retta e mi ha sposato ben prima che questo mio sogno potesse avverarsi! Ma sai dov’è il problema Andrea? Il problema è che io feci una promessa senza sapere minimamente dove stavo andando a cacciarmi. Pensavo che la pittura, e tanto meglio l’action painting, fossero come una passeggiata in mezzo al parco in una giornata soleggiata e senza vento…. un lancio, uno schizzo, un po’ di colore: «Che ci vuole!», pensai. Arrivò quindi il fatidico momento quando mi scontrai, come un frontale tra due treni, davanti alla prima tela bianca. E’ qui che tutto ebbe inizio, è qui che compresi che avevo sottovalutato palesemente la faccenda “Arte”. Quella tela, quel semplice, immobile, inerme drappo di tessuto bianco mi travolse, disarmandomi ad un tale punto che non riuscii nemmeno ad inzuppare il pennello nel colore. Fu un KO tecnico al primo round che mi lasciò letteralmente senza parole e pensieri. Non avevo neanche iniziato che avevo già paura del prossimo “incontro”. Ma ormai era troppo tardi, avevo superato il punto di non ritorno, avevo fatto una promessa alla persona più importante della mia vita, e non potevo più tirarmi indietro.

 

 

GOA, hai avuto durante la tua carriera dei “Maestri d’Arte”? Come hai migliorato nel tempo la tua tecnica e l’uso dei colori che rendono i tuoi quadri unici e immediatamente riconoscibili? Hai fatto, anche successivamente al raggiungimento del successo, dei percorsi formativi per perfezionarti e per migliorare la tua tecnica e dare sfogo al tuo grande talento?

No Andrea, nessun Maestro, nessun corso, niente di niente. Sono autodidatta al 100%. Non ho mai voluto seguire direttive, la sperimentazione è tutto per me. Ho sempre avuto un rifiuto a documentarmi e a vedere cosa facevano gli altri artisti. Non volevo che l’operato dei miei colleghi potesse influenzare le mie scelte e le mie future tecniche. Volevo che tutto nascesse da me, dentro di me: e così è stato. Ho comprato la prima tela e come ti ho detto prima fu uno shock per me. Cominciai a guardarla e la mia mente fu bombardata da uno sciame di domande: «Cosa faccio? Cosa disegno sopra questa distesa bianca? Cosa dirà il pubblico quando la vedrà? Sarò all’altezza? Con quale colore inizio?». Insomma, questi “bombardamenti” misero la mia testa in black-out. Secondo round… peggio del primo! Io che volevo partire alla grande con l’action painting e con l’astratto puro, non riuscii nemmeno a fare un singolo lancio. I primi due anni furono esclusivamente orrendi “dipinti” puramente figurativi, se così si possono chiamare. Poi arrivò il momento magico e come un fulmine a ciel sereno il primo getto di colore raggiunse la tela. Altri due anni di prove e calibrazioni dei movimenti e finalmente da un insieme armonico di lanci nacque il primo e vero quadro. Carino, OK, carini anche i dipinti che seguirono. Ma non bastava, mancava qualcosa! A questo punto capii un’altra importante e fondamentale lezione. Un quadro non doveva e non poteva essere solamente bello o brutto. Un dipinto, per essere chiamato tale, doveva essere molto di più. Doveva avere la prerogativa di rapire l’osservatore accendendo in esso emozioni inconsce, doveva avere un’anima ed un incipit che parlasse un linguaggio universale che avrebbe avuto il compito di trasmettere istantaneamente “il tutto” all’osservatore. Inutile dirti, Andrea, che per me capire tutto questo fu un ennesimo KO. Non mi ricordo nemmeno quanto tempo passai a riflettere su come poter rendere “vivo” un quadro. In quel periodo ci fu un mese nel quale mi appassionai allo yoga ed in un libro lessi che i grandi maestri durante ore di meditazione riuscivano ad entrare in contatto con il proprio “io”; riuscivano a varcare le soglie, i parametri con i quali siamo stati progettati; riuscivano ad arrivare a Dio. Da qui, incuriosito più che mai, arrivai a Goa, uno stato dell’India fulcro della meditazione extracorporea. E da qui ancora arrivai alla Goa trance, un genere musicale sviluppatosi proprio a Goa. E che cosa è la Goa, come le sue sorelle la trance, la progressive e la techno? Sono musiche che simulano con i loro bpm elevati, il battito cardiaco accelerato del corpo umano. Boom boom boom boom, abbinati ad un’infinità di sonorità elettroniche che ci fanno sprofondare nei nostri più nascosti meandri. Per tanti è solo rumore, ma per chi ha l’onore di comprenderla, è puro yoga. E non servono ore: è istantaneo. Questo fu il mio vaso di pandora. Non dovevo fare altro che scoperchiarlo e tutto sarebbe stato chiaro. Da quel giorno la realizzazione di ogni mia singola opera nasce esclusivamente mediante sonorità elettroniche. Grazie a queste, durante l’esecuzione il mio “io” si risveglia e prende le redini del gioco, il quadro è pilotato dal mio inconscio e l’astrazione prende vita. Quando anche dopo due tre o quattro ore riprendo “coscienza” siamo arrivati alla fine, il quadro è quasi pronto, riesco a bilanciarlo con gli ultimi lanci, quasi sempre di colore nero, e lo firmo. Da questo enigmatico e magico connubio di arte e musica è nato il mio nome, Goa.

 

Mi piacerebbe, GOA, conoscere il tuo pensiero rispetto ad una bellissima frase incisa nel grande Frontale del Teatro Massimo di Palermo, famoso perché costruito da due dei più grandi architetti del XIX secolo, Giovan Battista Filippo Basile e il figlio Ernesto Basile. Il Teatro Massimo di Palermo è il secondo più grande d’Europa per grandezza e capienza di spettatori e possiede una qualità acustica terza in Europa solo dopo l’Opéra National di Parigi e la Staatsoper di Vienna. La frase incisa sul Frontale è questa: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». A te, GOA, leggendo questa frase cosa ti viene in mente da dire riflettendoci un po’ su? E’ l’Arte che deve prendere in mano le redini del Mondo perché si salvi, come sembra suggerire questa bellissima frase che volle fosse incisa su quel Frontale il potentissimo e coltissimo Ministro di Grazie e Giustizia del Regno d’Italia di allora, Camillo Finocchiaro Aprile?

Carissimo Andrea e carissimi Giovan Battista Basile e figlio, il mondo non può salvarsi. O meglio, il mondo è progettato per salvarsi e rigenerarsi da solo. Noi siamo il male, non la cura. L’arte potrà salvare solamente il nostro ego, dandoci l’illusione di vivere magari dentro una favola a lieto fine. Il genere umano ha avuto da millenni l’opportunità di riscattarsi, ma come ci insegna la storia tale opportunità, purtroppo, non è mai stata colta.

 

 

Quando hai iniziato questa professione, essere un Artista, quali difficoltà hai trovato nel tuo percorso professionale che hai dovuto affrontare e superare? Cosa vuoi raccontare di questo ai nostri lettori?

La difficoltà maggiore avvertita da subito è stata, è, e sarà sempre: il continuo sentir dire alle mostre da alcuni avventati visitatori: «ah ah, facile, questo quadro lo so fare anch’io!».

Ma nessun problema Andrea, io me la rido sotto ai baffi, che oltretutto neanche ho, e mi dico mentalmente: «Anche se mai ci dovesse veramente provare, dovrà schiantarsi anche lui contro il vuoto devastante della tela bianca. E….chissà se sopravviverà!».

Comunque, dai! non posso lamentarmi (sorride!). Escluse le difficoltà tecniche, legate all’esecuzione dei dipinti, non ho trovato molti paletti invalicabili. Sono entrato fortunatamente nel mondo dell’arte direttamente con una mostra personale che per fortuna ha riscosso un grande successo. Da lì altre mostre e collettive, partecipazioni a concorsi e gare d’arte. Tutto è filato liscio. Poi è arrivato www, sono rimasto stregato manco avessi visto dal vivo la Gioconda, e non ho più potuto fare a meno di www. “World Wide Web”, e altra bastonata perché anche in questo campo ero al 100% vergine. Ma anche qui ho voluto fare l’autodidatta, anni di studi e finalmente il mio web-site spaziogoa.com, un database virtuale di cui sono particolarmente orgoglioso in quanto ho ottenuto traguardi a livello di ottimizzazione nei risultati di ricerca Google da far invidia ai web-master più quotati e stimati. L’esempio più palese che posso fare? Ad oggi, cercando su Google la parola action painting, sono al primo posto in tutta Italia su tre milioni di risultati, davanti addirittura alla Treccani. Escludendo Wikipedia, che è sempre al primo risultato per default. Dai, cosa dici Andrea, è buono, no?

 

Eccellente risultato GOA, sei stato molto bravo ed estremamente tenace: Il lavoro paga, i sacrifici pagano, il sudore paga, il talento paga, la passione paga, la determinazione paga, l’esperienza paga: io l’ho sempre pensata così! Non ho mai creduto nei successi facili che ti piovono dal cielo come la “manna” degli israeliti guidati da Mosè: facili illusioni che si riveleranno dei boomerang annientatori irreversibili della persona che crede in questi “miracoli”! E purtroppo oggi, molti giovani, vittime della sotto-cultura della televisione defilippiana, sono convinti che per ottenere tutto si può anche essere nessuno! E’ uno dei mali della nostra Italia, della nostra bellissima penisola distrutta da personaggi mediocri, egocentrici e narcisisti che hanno preso il sopravvento! Ma questa forse è un’altra storia!

Ma adesso passiamo ad altro GOA. Qual è stata la proposta artistica più strana ed imbarazzante che hai ricevuto? Perché è risaputo che nel mondo della Pittura, forse più che in altri Mondi Artistici, succedono cose un po’ strane delle volte. A te è capitato qualcosa che ci vuoi raccontare?

Andrea….no! Mai avuto proposte strane od imbarazzanti. Però mi permetto di citare una situazione nella quale mi sono sentito io in imbarazzo al posto di un’altra persona. Stavo guardando molto attentamente il film capolavoro dedicato alla vita autobiografica del grande maestro Jackson Pollock. Ad un certo punto – e ciò successe veramente nella realtà – un fotografo chiese a Jackson se potesse fare delle riprese video mentre era all’opera. Vedendo le immagini, una pugnalata mi arrivò dritta al cuore. Ma come ha potuto mai accettare una cosa simile? Perché stava mettendo a nudo davanti al mondo intero le parti più intime, segrete e misteriose della sua tecnica esecutiva? Perché? Perché? Per una manciata di dollari? Per il successo? Provai davvero una sensazione brutta e giurai a me stesso che mai avrei fatto un’opera davanti ad un pubblico. E così è stato. Neanche mia moglie mi ha mai visto. Voglio ed esigo la massima riservatezza, voglio essere libero quando dipingo, non voglio essere “spiato”. Per riuscire ad entrare in contatto con il mio “io” ho bisogno della massima concentrazione e per avere questa devo trovarmi da solo dentro al mio studio con la mia amata musica. Voglio essere come un bambino, coccolato dentro al grembo materno ascoltando gli input che arrivano dal mondo esterno…. io solo io.

 

Purtroppo, GOA, il successo e la notorietà, a noi esseri umani, fa più danno che altro. E qualche volta accade che ne diventiamo “schiavi”, marionette in balia del successo, della gloria fallace, del trionfo mediatico, dei nostri fan, dei nostri ammiratori; e qualche volta del denaro. Ed è lì, con l’ingresso dirompente e bramoso del possesso del denaro, che secondo me finisce la capacità dell’Artista di creare Arte e si trasforma kafkianamente in una sorta di insetto gigantesco che si distingue per i suoi comportamenti “maniacali-artigiano-compulsivi” in grado di produrre fordianamente “opere tutte simili” l’una all’altra, sempre col proprio stile, ma senz’anima; che servono solo a fare soldi e non certo a portare fuori di sé, fuori dal proprio “io”, come hai benissimo detto tu prima, l’essenza artistica e il talento che ha ricevuto in dono l’Artista che crea dal nulla o dal noto, una Vera Opera d’Arte!

GOA, hai mai avuto la tentazione durante la tua carriera di mollare tutto e dedicarti ad un’altra attività, ad un altro tuo talento?

Andrea, perdonami! Domanda scontata con risposta che potrebbe suonare all’unisono per ogni singolo artista che ha messo piede sul pianeta Terra. Cerrrrrrrrto, che ho avuto la tentazione. Non immaginerai mai quante volte. La prima fu proprio al principio, quando ti ho parlato “dell’incidente” avuto con la prima tela bianca. Che legnata, neanche iniziato che avevo già la voglia di mollare. E poi naturalmente tantissime altre volte. Ma non potevo e non posso mollare. Uno perché è in ballo la promessa che ho fatto a mia moglie. Due perché lo devo ai miei clienti. Ho sempre dato via “care” le mie opere. Quando feci la prima personale, nell’anno 2000, io non ero nessuno, non ero neanche GOA, ero Sanna, e i quadri, che vendetti quasi tutti, li diedi a 600.000 lire l’uno e all’epoca uno stipendio base era un milione. Devo tutto a chi ha creduto e si è innamorato delle mie opere sin dal principio. Se dovessi mollare sarei un fallimento; ma non per me, ma per i miei clienti. Devo tutto a loro e solo con il mio impegno un giorno forse quelle 600.000 lire, varranno tanti o tantissimi euro. Ce la metterò tutta, per loro, per me, per mia moglie, per i miei figli, e per tutti quelli che vorranno nei secoli emozionarsi confrontandosi con un mio dipinto.

 

Sai, GOA, io ho intervistato tantissimi artisti. La maggior parte giovani perché dare spazio ai giovani artisti o agli artisti poco conosciuti a livello nazionale o internazionale è stata una mia proposta di un anno fa che ho fatto alla Redazione del Magazine, che devo e voglio rispettare e mantenere. Molti di questi Artisti, che non vivono certo nell’oro, ma la passione e il talento li porta a fare sacrifici inenarrabili, a questa domanda mi hanno risposto più o meno così: «Se non facessi l’Artista non saprei fare altro nella vita, e quindi non ho mai pensato di lasciare questa professione, questa che per me è una missione di vita!». Ti confesso che non so se lo dicono perché hanno paura di fallire, oppure perché ci credono davvero. Ma io credo che il dubbio fa parte del nostro essere umani, quindi la penso come te: c’è sempre, in qualsiasi professione, anche quando hai grande successo, il pensiero di mollare tutto e fare altro!

Ma se invece, per un motivo qualsiasi dovessi abbandonare questo lavoro, cosa ti piacerebbe fare nella tua vita professionale?

Già risposto. Non ho facoltà di scelta. Non posso abbandonarlo in quanto per me non è un lavoro, ma una ragione di vita ed un puro piacere. Ma se dovessi scegliere per forza un’alternativa lavorativa, opterei per fare il disk-jockey perché la musica è un’altra mia grande passione.

 

 

Il tuo mondo, il mondo dell’arte in generale è un mondo pieno di compromessi e di serpenti travestiti da agnellini. Spesso per fare carriera più velocemente molti artisti, sia uomini che donne, accettano compromessi che li portano al successo in tempi più rapidi. Tu, GOA, che indubbiamente sei un artista importante, come hai gestito i compromessi che ti sono stati sottoposti, dando per scontato che tutto questo è una sorta di “must” che diversi servizi di giornalismo d’inchiesta hanno spesso svelato ai non addetti ai lavori e alle gente comune?

Bingo! Facciamolo sentire a tutti. Cosa e quanto vale un artista oggi? Chi lo decide? Perché? La risposta, cari lettori, la potete trovare nei musei di tutto il mondo. Perché ve lo siete chiesti tutti almeno una volta nella vostra vita: ma come è possibile che in un museo così importante ci siano cioffeche di tale calibro? (Naturalmente ci sono, per fortuna, anche opere che meritano e meritano ).

La risposta è la seguente: non vi è alcun criterio logico; ovvero, vi sono criteri altamente alchimistici e cabalistici che rendono altalenante, come i titoli azionari in una borsa finanziaria, la quotazione reale di un’artista internazionale. Per altalenante intendo: oggi valgo 1, domani 1000, proprio come la quotazione odierna dell’oro. Una mera menzogna, una truffa per chi offre e per chi compra. Complici di questa pozione magica sono: i galleristi e i gran ricconi, che naturalmente di arte non ci capiscono niente e ai quali vengono propinati e spacciati come opere d’arte qualsivoglia groviglio di spazzatura servita su di un piatto d’argento. In questo modo le quotazioni degli artisti “spalleggiati” si gonfiano come una mongolfiera, agli stessi vengono fatte fare una serie di mostre mirate a dire “lui c’era”, il fittizio fermento inizia a ribollire e le quotazioni schizzano alle stelle. I ricconi comprano perché “costa molto” e quindi “vale”; i musei non possono tirarsi indietro, e comprano loro stessi. Il risultato è che in giro non si capisce più niente. Non si riesce a valutare. Proprio come una signora delle pulizie in un museo Italiano, che a fine giornata ha ramazzato con assoluta spensieratezza un’importante “installazione” scambiata incresciosamente per immondizia, e scaricandola nel posto opportuno: il bidone dell’immondizia. Io personalmente non sono mai sceso a nessun tipo di compromesso. Ho detto tutto, penso.

 

Mi piace molto la tua risposta, GOA, perché secondo me hai detto come stanno le cose, la verità! E in un certo qual modo mentre parlavi pensavo al Film “La Grande Scommessa – The Big Short” (2015) di Adam McKay: chissà perché! (sorrido!).

Nella tua Arte, GOA, chi sono i tuoi esempi, i tuoi modelli da imitare? Quali sono gli artisti o le artiste che ti piacciono e che ammiri di più? Hai qualche artista che ti ispira particolarmente e al/alla quale ti piacerebbe “rubare” qualche qualità che possiede?

Nessun artista vi è che voglio imitare o prendere da spunto. Ho solo un mentore del quale mi voglio prepotentemente reputare l’erede. Ma ti prego non prenderla come una mia presunzione. Dico che mi voglio reputare l’erede in quanto la sua vita è stata stroncata all’improvviso da un incidente stradale proprio all’apice della sua genialità creativa. Ed il mio operato vuole solamente essere un omaggio al suo estro, vuole essere un continuum ed un perfezionamento della sua tecnica. Lui è il grande ed inimitabile Jackson Pollock.

 

Anche questa risposta mi piace molto GOA. Ma aggiungo una cosa, che è radicata nella cultura italiana: siamo i soli al mondo che si vergognano delle proprie ambizioni e del proprio talento! E’ ora di finirla, di dire basta a questa falsa ipocrisia collettiva e di falsa modestia introiettata dai mediocri: i mediocri rimarranno sempre mediocri; i talentuosi rimarranno sempre creativi ed artisti. Forse ogni tanto bisognerebbe leggere, ovvero rileggere, la “Parabola dei talenti” del Vangelo secondo Matteo (25,14-30) per rinfrescarci le idee in proposito!

Il nostro, GOA, è un Magazine online che, come certamente saprai, è letto principalmente da persone che vivono nel mondo dello Spettacolo, della Moda, del Cinema, e dell’Arte nelle sue varie e molteplici forme espressive. Cosa pensi del mondo della Pittura italiana oggi? Qual è il suo stato di salute? Non soltanto artistico ma anche commerciale considerato che le TV private e moltissimi canali Web, fanno a gara, senza esclusione di colpi, a chi promuove il miglior artista vendendo opere che spesso sono delle vere e proprie bufale e degli obbrobri pazzeschi, ma che fanno abboccare come pesciolini smarriti persone che pensano di fare un affare, un investimento, e invece si ritrovano a subire una truffa? Ultimamente, come saprai di certo, anche “Le Iene” si sono occupati di questi fatti con faccendieri e finti esperti d’arte che si prodigavano con grande maestria per mettere a segno i loro bei colpi. E’ un fenomeno questo che, a mio avviso, bisogna tenere ben presente. Forse voi artisti bravi e di talento vero, di successo e di notorietà, dovreste fare qualcosa. Io non saprei cosa fare, ma tu che appartieni a questo mondo, cosa mi dici in proposito?

Se si va a guardare online i vari siti di artisti “famosi”, ci si perde. Non ci sono tutte le opere, non vi è una cronologia, a volte c’è davvero poco o niente. Torniamo al discorso di prima. E’ fittizio! L’artista vale. Non si sa perché, ma vale. Se uno va ad indagare non trova, quindi, non ci sono parametri di confronto. Siamo sempre lì: il riccone compra. E cosa compra? Quello che i galleristi consigliano loro, e cioè gli artisti che hanno in permanenza in galleria. Non essendoci poi questi parametri di riferimento arrivano come squali anche gli imbonitori che magari in televisione ti rifilano anche il bidone. Ma allora cosa si può fare? La risposta è semplice. Bisogna fare le persone oneste che mettono come pietra di volta una semplice parola: professionalità. E questo è quello che faccio io. Sul mio sito tutto è ben in vista, tutto è chiaro e limpido, tutti i miei dipinti disponibili, e non, sono pubblicati, tutte le collezioni e quindi il mio operato sono catalogate per anno di realizzazione, tutti i miei quadri sono stati ceduti fin da subito con un certificato di autentica riportante il proprio numero di archivio Goa. Nessuno potrà mai dire questo è un Goa, anche se in realtà è un falso. Basta andare sul mio sito e confrontare il tutto. Questo è il mio lavoro. E quando ricevo mail di acquirenti che non vedono l’ora di ricevere un mio dipinto a casa loro, anticipandomi migliaia di euro sulla parola, mi dico: «Allora quello che il mio “io” ha dipinto ha fatto davvero centro!… e non solo.» Tutto questo contorno di onestà e professionalità non fa altro che rendere omaggio al mio operato instaurando un’inequivocabile rapporto di fiducia col cliente. Di questo sono davvero orgoglioso. Sono orgoglioso di aver fatto tutto da me, senza scendere a compromessi, senza inganni, senza spintarelle.

 

 

A cosa stai lavorando adesso, GOA? Vuoi dirci qualcosa in anteprima delle tue prossime Opere? Cosa potranno godere a breve i tuoi ammiratori, i tuoi follower, i nostri lettori nell’immediato futuro?

Andrea proprio ora, maggio 2016, sono davvero in stand-by. Ho portato a termine la collezione quadri anno 2016 e qui a Villasimius sta iniziando la stagione turistica. Ah, non te l’ho detto? Oltre a dipingere lavoro nel negozio di famiglia e poi gestisco con mia moglie un altro negozio sempre a Villasimius. Troppi pensieri: le ispirazioni artistiche in questo periodo vanno in letargo. Ma quando arrivano i quadri su commissione sono gli stessi commissionanti che stimolano in me nuove sensazioni ed ispirazioni, portandomi anche in questi periodi dell’anno a realizzare bellissime opere che altrimenti non sarei mai riuscito a concepire.

 

Ti va di farci una sorta di calendario delle tue prossime mostre per i successivi sei mesi, così da consentire ai tuoi ammiratori, ai tuoi fan, ai nostri lettori – che ti ricordo sono sia nazionali che internazionali – di venirti a trovare e soprattutto ad ammirare la tua Arte?

Al momento non ci sono in programma mostre. Stand-by estivo per lavoro extra-straordinario over pittura. A fine stagione una bella vacanza con mia moglie ed i miei tre piccolini. Poi si vedrà. Ora sono davvero out-of-limits.

 

Se dovessi raccontare cos’è l’Arte ad un bambino o ad una bambina di dieci anni, GOA, cosa diresti loro per farglielo capire senza che possano avere dei dubbi su cosa tu intendi per Arte?

Non direi loro niente. Non sono in grado di insegnare. Se potessi però li porterei semplicemente nello spazio a farli osservare la terra da lassù. Madre terra: il capolavoro artistico per eccellenza. Sarà lei ad innescare in loro le giuste motivazioni che li faranno comprendere il concetto di Arte, come succede appunto osservando un’opera d’arte.

 

 

GOA, raccontaci una cosa buffa che ti è accaduta o che ti ha messo in imbarazzo durante uno dei tuoi lavori e che oggi, ricordandolo lo rivivi divertito e col sorriso sulle labbra. Cosa ti è capitato che vuoi raccontare ai nostri lettori tanto da farli sorridere insieme a te?

Ok ti racconto un’avventura “tragica” per la quale ora provo sollievo e divertimento nel ripensarci. Quattro anni fa circa acquistai e feci tagliare in due, dal ferrovecchio, la parte posteriore di un’autovettura Mercedes-Benz. La mia idea era quella di realizzare con questo pezzo d’auto una scrivania porta computer per intrattenere mio figlio nel mio atelier a Villasimius. Detto fatto. Carro attrezzi, blocco del traffico nella via principale del mio paese, scarico del mezzo diviso in due davanti agli occhi dei compaesani increduli a ciò che vedevano e giornate intere passate nel mio showroom che era diventato ormai un’autocarrozzeria vera e propria. La scultura terminata con un’inondata di dripping bianco, la piazzai proprio al centro dell’atelier ed inutile dirti che fu l’attrazione principale della stagione. L’anno seguente arrivò a farmi visita un signore davvero incredibile, un dentista Svizzero. Entrò in galleria ed esordì con frasi tipo: «Cool, cool, cool, good, incredible, how much this? Quanto costa? Quanto vuoi.» Ed io: «Mi spiace, ma non è in vendita, è la scrivania del mio piccolo figlio.» E poi gli dissi: «Ma come faccio nel caso a consegnarla?» E lui: «Avion avion!! E sbam!». senza batter ciglio mi sventola davanti agli occhi la sua adorata American Express: «Quanto vuoi, it is cool, I want it!». Io gli diedi nuovamente forfait. Gli altri due giorni che seguirono furono praticamente identici al primo. La voleva ad ogni costo ed io alla fine, nonostante le molteplici complicazioni legate al trasporto sino alla Svizzera cedetti. Il corriere che avevo precedentemente interpellato dopo una settimana mi disse che il trasporto aereo non era più fattibile in quanto avevamo un’eccedenza di peso. Ma ormai avevo dato la mia parola al cliente, e presi il telefono: «Papi?, ti va di fare un viaggetto a Zurigo?». Detto fatto, dopo una settimana eravamo sopra un camion preso a noleggio e dotato di sponda idraulica. 250 km e ci imbarcammo a Porto Torres direzione Genova. Da lì superammo il Nord Italia per giungere alla frontiera. E qua il disastro. Era Domenica e la frontiera commerciale era chiusa! Il cliente tanto entusiasta che ci aveva offerto un’esclusiva cena e pernottamento in hotel dovette disdire tutto e noi dormire nel primo hotel disponibile al valico. La notte più brutta della mia vita. Il giorno seguente tour de force. Alle 06:30 già in dogana, ma ne uscimmo alle 11:00. Acceleratore al massimo direzione Zurigo. Continui sms arrivavano dal cliente. Attenzione agli autovelox, qui in Svizzera non perdonano! Ma sapevo che in serata ci attendeva la nave per il rientro, e tavoletta fu! Arrivati nella city scaricammo la macchina e ripartimmo subito in quanto dovevamo essere per le 19:30 a Genova per l’imbarco. Acceleratore a tavoletta, sbaglio deviazione e mi infilo in direzione sbagliata passando, invece che dall’autostrada, dalle montagne! dal famigerato passo del San Bernardino. Sul ciglio della strada vi erano di continuo cartelli stradali mai visti prima: il disegno di un camion con i freni che prendevano fuoco. Mio padre mi disse: «Superato il passo non mettere piede sul freno, usa il freno motore e basta.» Dopo cinque chilometri di discesa si accende la spia gialla, anomalia al motore. Panico! Quando finalmente giungemmo alla frontiera sventolai quasi senza fermarmi il foglio dell’imbarco della nave al finanziere, che intuendo all’istante la situazione, forse anche dal mio sguardo ormai distrutto, agitò la paletta con senso di: andate andate andate. Ore 19:25 la nave stava chiudendo il portellone d’imbarco che ci fu gentilmente riaperto. Un tour da cardiopalma finito con un lieto fine per fortuna.

 

 

Una bella ed originale storia GOA! Ma alla fine sei riuscito a raggiungere il tuo obiettivo!

Adesso, per finire la nostra chiacchierata voglio farti una domanda che io amo molto: qual è il Tuo sogno nel cassetto che fin da bambino ti porti dentro e che oggi vorresti realizzare?

Il mio sogno del cassetto penso sia un sogno ricorrente a tanti: quando la mamma mi prese in grembo sulle ginocchia, e mi chiese: «Cosa vuoi fare da grande?» E io, innocente come solo un bambino può esserlo, le dissi: «Io da grande voglio essere un campione. Voglio vincere i mondiali. Voglio guidare una Ferrari….voglio volare!» … e lo penso tuttora!

 

Grazie GOA per essere stato con noi e per averci raccontato la tua storia di Artista e di Pittore di successo. Io ti faccio il mio più grande in bocca al lupo per il tuo futuro artistico, così come tutta la Redazione de “ilprofumodelladolce vita.com” che spera di riaverti tra un po’ di tempo per un’altra intervista nella quale ci racconterai dei tuoi successi e delle tue belle soddisfazioni artistiche. Grazie ancora e, come dicono gli statunitensi, “Break a leg!” per il tuo futuro professionale!

Grazie a voi de “il profumo della dolce vita”, e grazie soprattutto a te Andrea Giostra; sei stato molto professionale realizzando per me i tuoi bellissimi ed impegnativi slide-show che raccontano le mie opere; sei stato speciale per la tua voglia di documentarti su tutto il mio operato; sei stato simpatico e sorprendente in tutte le email che ci siamo scambiati prima della mia venuta in redazione. A tutti voi, auguro una vita stupefacente, a presto, Goa.

 

di Andrea Giostra

 

Alcuni Link

Autore dell’intervista, Andrea Giostra:
 
 

Lascia un commento

Traduci »