Sidonie-Gabrielle Colette, la grande scrittrice da cinema che scrisse la storia
“Colette” (2018) di Wash Westmoreland
Sidonie-Gabrielle Colette, nata a Saint-Sauveur-en-Puisaye il 28 gennaio 1873 e scomparsa a Parigi il 3 agosto 1954, fu una celebre scrittrice, giornalista, artista francese della prima metà del ‘900, che ai saggi, ai romanzi, agli articoli, alle rappresentazioni teatrali, alternò un vivace e sempre più coinvolgente interesse verso quella che sarebbe divenuta la settima arte. Colette fu una delle prime intellettuali e la prima donna francese ad interessarsi al cinema in modo diretto e partecipato, nel senso che contribuì allo sviluppo della nuova arte con la stesura di diverse sceneggiature, di dialoghi, di sottotitoli.
La collaborazione e l’interesse di Colette per “le immagini in movimento”, come venivano definite allora, iniziò quando ancora le pellicole erano realizzate in muto e in bianco e nero: agli albori della nuova arte cinematografica, la cui importanza e il cui sviluppo culturale, artistico ed intellettuale, sfuggiva alla gran parte degli artisti e delle persone di cultura di allora. Il cinematografo, nei primi anni del Novecento, non era considerato una vera e propria arte, e veniva guardato con diffidenza e una forte dose di miope snobismo.
La levatura intellettuale, gli stimoli rivoluzionari delle sue opere e della sua vita, l’incidenza nella cultura francese di Colette vennero certificati dai più alti riconoscimenti pubblici di allora: Membro della Belgian Royal Academy (1935); Membro della Académie Goncourt (1945) della quale divenne Presidente nel 1949; Cavaliere nel 1920 e successivamente, nel 1953, Grand’Ufficiale della Legion d’Onore. Fu la prima donna della storia francese a ricevere funerali di Stato.
Paola Palma, con il suo interessantissimo lavoro di ricerca degli scritti e delle opere di Colette sul cinema, ripercorre le sue tappe nel mondo della settima arte, ed in particolare, analizza e presenta al lettore di oggi i suoi scritti e le sue recensioni sulle opere cinematografiche di allora. Sono oltre cinquanta i testi scritti da Colette sul cinema che ritroviamo nel saggio di Palma che vengono riletti da una prospettiva contemporanea e interessante proprio perché allora la vision di Colette fu rivoluzionaria, com’è oggi rivoluzionario e cangiante il pianeta dell’arte cinematografica, che si sta sviluppando in versioni al passo coi tempi dell’Homo Technologicus, certificato dalle più recenti indagini di mercato e ricerche scientifiche sul consumo della cultura cinematografica attuale che vede superare abbondantemente coloro che si nutrono di cinema attraverso i canali streaming e pay TV (59%), da coloro che ne gustano la visione nelle sale cinematografiche che appartiene al secolo scorso (41%). Evoluzione culturale darwiniana, quella del cinema, malgrado molti osservatori e critici cinematografici contemporanei cerchino di resistere al futuro della settima arte, come al tempo di Colette, gli stessi osservatori e gli stessi critici, cercarono di resistere e di contrastare l’evoluzione di un’arte che avrebbe cambiato la storia della cultura occidentale prima e orientale poi.
È proprio questo l’approccio che il lettore dovrà avere nella lettura delle opere di Colette: un approccio che traslato al Ventunesimo secolo ci fa comprendere come sono sempre gli stessi personaggi, conservatori del loro presunto sapere, nostalgici di un tempo divenuto oggi superato, a prodigarsi con tutte le loro forze perché l’evoluzione naturale di un’arte venga “conservata” all’interno dei loro canoni obsoleti e inquisitori, privi di una prospettiva intellettiva che li faccia proiettare in un futuro oramai dei giorni nostri, nel disperato tentativo di contrastare col loro ignudo dito uno tsunami evolutivo che non tiene certo in alcuna considerazione i geriatrici-eruditi del nostro tempo, come quello di Colette, preoccupati di proteggere il loro presunto potere intellettuale più che di comprendere ed accompagnare l’evoluzione di un fenomeno culturale qual è oggi sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere quello del cinema.
È vero che allora, come oggi, si sentono e si leggono le stesse frasi rispetto allo sviluppo e ai nuovi canali di distribuzione di questa forma di conoscenza: populismo, bassa cultura, cultura non filtrata, prodotti artistici scadenti, etc…. Ma qui, oramai lo sanno tutti, siamo alle solite. Le nuove generazioni di adolescenti e di giovani adulti non mostrano alcun interesse nei confronti di coloro che portano avanti queste tesi; discorsi che, ahìloro, rimangono imprigionati in sterili gusci di prepotenza intellettuale che non trovano alcun riscontro nella cultura contemporanea e delle generazioni dei Millennial appassionati d’arte cinematografica.
Colette, nei primi anni del 1900, quando il cinema era una proiezione in successione di immagini fotografiche, e subito dopo pionieristici filmati in bianco e nero e senza sonoro, aveva ben intuito il potere culturale di quella che sarebbe diventata la più prestigiosa e la più complessa delle arti proprio perché le avrebbe accomunate e sintetizzate tutte in una: il cinema qual è oggi!
I primi scritti sul cinema di Colette furono pubblicati nel 1914 quando il nuovo mezzo di espressione artistica cominciava a muoversi all’interno di una direzione culturale, espressiva e commerciale autonoma rispetto alle arti di maggior successo di allora. Nei primi vent’anni del Novecento Parigi era unanimemente riconosciuta come la capitale mondiale del Teatro, e lo divenne anche del cinema europeo. L’humus culturale di Colette fu privilegiato e fortunato nel permetterle di entrare in contatto intellettuale ed artistico con i grandi mastri di allora, prima parigini poi statunitensi. È fu questo uno dei motivi principali perché nel 1914 a Parigi venne fondata la prima rivista europea interamente dedicata al cinema: Le Film. Questo giornale diede ampio spazio ad approfondimenti e a confronti culturali tra i maggiori cineasti e cineamatori di allora, ed annoverò tra i suoi critici e scrittori i più importanti intellettuali francesi ed europei: André Heuzé, Henri Diamant-Berger, Jean Cocteau, Blaise Centrars, Max Jacob, Marcel L’Herbier, Georges-Michel Coissac, Armand Verhylle, e certamente Sidonie-Gabrielle Colette.
Bastano queste poche righe per incuriosire l’appassionato di cinematografia su Colette e nello spronarlo a leggere i suoi scritti e i saggi contemporanei su questa grandissima artista francese, e magari… perché no?… andare a vedere la “Colette” di Wash Westmoreland nelle sale cinematografiche italiane dal 6 dicembre 2018.
di Andrea Giostra