Amélie Nothomb, “Barbablù”, Volant Ed., Roma, 2013
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Un racconto interessante e favolistico-criminologico che, per il titolo e per le prime battute dei dialoghi tra i due protagonisti, rimanda a due personaggi assai noti nell’immaginario collettivo: letterario il primo, della seconda metà del Seicento, il Barbablù (1697) della favola dello scrittore francese Charles Perrault (1628-1703); criminale il secondo, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, l’assai noto in Francia Landru Henri-Désiré (1869 -1922), pluri-femminicida francese condannato a morte per aver ucciso dieci donne dopo averle sposate.
La giovane e affascinate docente belga dell’ École du Louvre, Saturnine, cerca una stanza in affitto nel cuore della Parigi elegante e lussuosa, e si imbatte nell’ annuncio del nobile quarantenne di Spagna don Elemirio Nibal y Milcar che offre per soli cinquecento euro al mese, una lussuosissima camera nella sua prestigiosa e gentilizia dimora. Prima del colloquio, dove decine di donne aspettano insieme a lei desiderose di accaparrarsi la stanza e curiose di conoscere di persona il nobile spagnolo, Saturnine scopre che otto donne che hanno abitato quella dimora, sono misteriosamente sparite. Qui inizia la narrazione della storia di Amélie Nothomb, che si rivela ricca di prospettive non sempre complementari, dove la relazione amicale distaccata e il solido legame amoroso, s’intrecciano e si avviluppano in gomitoli apparentemente incomprensibili. Il processo d’innamoramento che viene raccontato, cerca di scardinare luoghi comuni e pregiudizi culturali, e spazia con leggiadria tra il favolistico e il criminologico, tra nevrosi e psicosi, tra banale sanità mentale e affascinante patologia psichica, tra paranoie e allucinazioni, tra esagerata sfarzosità e monotona quotidianità. Il gusto e la tentazione del violare l’interdetto (“la camera oscura” nel nostro racconto), così come Eva con Adamo nel Vecchio Testamento, assume in “Barbablù” una versione contemporanea e un po’ adolescenziale: qual è il rischio del libero arbitrio nelle relazioni amorose laddove l’imparare dall’ esperienza dolorosa è l’unico modo per divenire adulti? I meccanismi di difesa consapevoli, ovvero, inconsapevoli, spesso vengono frantumati da pulsioni che non si pensavano di possedere. Come nella storia di Nothomb, dove gli sviluppi della narrazione sono imprevedibili laddove si voglia rimanere prigionieri claustrofobici delle proprie profonde e incontrollabili paure viscerali, ovvero, incatenati dai propri pregiudizi culturali e, talvolta, morali.
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Recensione di Andrea Giostra
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Amèlie Nothomb
ANDREA GIOSTRA