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Luce
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Nero di seppia

Andrea Camilleri, “Voi non sapete”, Ed. Mondadori, Milano, 2007.

Recensione di Andrea Giostra.

«Disse Caino al fratello Abele “Andiamo in campagna”.  Come furon fuori pei campi, Caino insorse contro il fratello Abele e l’uccise.» (La Sacra Bibbia, Genesi 4, 8). Pare – scrive Andrea Camilleri in questo suo interessante libro del 2007 – che il giovanissimo Bernardo Provenzano abbia compiuto il suo primo omicidio dopo un banale alterco in osteria con un amico compaesano che subito dopo la piccola lite, invitò ad andare con lui in aperta campagna per un ragionamento su quanto accaduto. Mentre si dirigevano in campagna, Bernardo Provenzano, prendendo l’amico alla sprovvista, con una grossa pietra lo uccise colpendolo ripetutamente alla testa. (pag. 15). Ebbene, è veramente incredibile come l’iniziazione di spietato killer della mafia di Bernardo Provenzano sia straordinariamente sovrapponibile ai drammatici fatti narrati nella Sacra Bibbia che raccontano di come Caino uccise Abele! Questo è uno degli episodi più interessanti, che certamente catturano l’attenzione del lettore che si appresta a leggere “Voi non sapete”. Il libro è strutturato come un dizionario che vuole “spiegare-tradurre” al lettore le parole scritte da Bernardo Provenzano nei suoi “pizzini”, ritrovati l’11 aprile 2006 dagli agenti della Questura di Palermo che lo arrestarono, dopo quarantatré anni di latitanza, in una masseria situata nelle colline di Corleone, dove viveva da semplice e innocuo contadino dal 10 settembre 1963, giorno in cui la Procura di Palermo eseguì un’ordinanza di cattura mei confronti del Boss corleonese. I “pizzini” in fotocopia sono stati forniti a Camilleri dalla Procura di Palermo, perché li potesse studiare, leggere, capire se poteva trarne uno scritto, un libro, un saggio, un “dizionario” del linguaggio utilizzato dal Boss Provenzano; ed al contempo provare a capirne la personalità, la sub-cultura mafiosa, la logica mafiosa, il linguaggio diretto ed inequivocabile, il senso della famiglia, il senso della religione, il senso della fede e della speranza, la struttura funzionale dei rapporti gerarchici all’interno dell’organizzazione di Cosa Nostra; se era possibile “costruire” una biografia-criminale del Boss Provenzano, concepire la logica che c’era dietro i suoi scritti e i suoi “ordini” assolutamente insindacabili dai picciotti di Cosa Nostra: tutto questo col solo ausilio dei centinaia di “pizzini” ritrovati nella masseria di Corleone.

È risaputo, e più volte lo stesso Andrea Camilleri lo ha detto pubblicamente, che come Artista non è mai stato interessato a scrivere romanzi di mafia o a scrivere saggi sulla mafia, pur essendo siciliano verace e viscerale. Questa scelta è stata fatta da Camilleri ab origine della sua attività di Artista poliedrico e di straordinaria genialità. Ed è una scelta che a mio avviso va rispettata, pur essendo un grande lettore ed estimatore, fin da adolescente, di un altro importante e geniale autore-scrittore siciliano quale Leonardo Sciascia che, invece, fece una scelta diametralmente opposta, malgrado i suoi esordi letterari siano stati caratterizzati da piccole storie e novelle di vita popolare, verace, vivida, agreste, dura e faticosa quale quella che racconta, per esempio, ne “Gli zii di Sicilia” del 1958.

Resta comunque il fatto che il libro-dizionario di Andrea Camilleri è un’Opera letteraria estremamente interessante ed intrigante, e narra una storia vera di mafia con uno stile ed una struttura letteraria originale e affascinante, che non era mai stata utilizzata prima per raccontare fatti di mafia.

ANDREA GIOSTRA.

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