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Beatrice Picariello, regista e attrice di teatro… «L’Arte è l’alibi per diventare persone migliori!»

Ciao Beatrice, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Se volessi presentarti ai nostri lettori cosa racconteresti di te quale attrice di teatro?

Grazie a te e al magazine per l’opportunità. Ho individuato il desiderio più profondo che avevo e gli ho dato la sua espressione artistica

Qual è il percorso artistico che ti ha condotto dove sei ora?

I primi anni dopo il liceo è stato un po’ come brancolare nel buio, quando arrivò l’incontro con la mia ancora attuale mentore Natascia Bonacci e la sua illuminata complice Carmen Rizzello, in quel momento ho piantato le mie radici e iniziato una crescita lunga quanto tutto il tempo che la vita stessa mi concederà. La determinazione ha giocato una buona fetta della partita e anche le soddisfazioni sono arrivate, è nata una produzione la MCR Art’s Factory e a seguire la Compagnia Teatrale: La Maieutica. Sicuramente l’impegno paga.

 

Come definiresti il tuo stile recitativo? C’è qualche attore o attrice ai quali ti ispiri?

Definire è sempre una sorta di chiusura in una qualche forma, preferisco invece lasciare il mio “stile” sempre aperto a un miglioramento variegato e continuamente rinnovato. Posso dire quello che ricerco in ogni interpretazione: verità e originalità. Mi piace studiare su modelli da Bette Davis ad Anna Magnani, Sofia Loren, Eva Green, Charlize Theron

Chi sono secondo te i più bravi attori teatrali nel panorama nazionale? E con chi di loro vorresti lavorare e perché?

Da campana mi risuona lampante un cast come quello di Gomorra, potrebbe essere stimolante lavorarci insieme.

 

E i registi teatrali? Chi sono i più importati secondo te e con chi vorresti lavorare?

Come tanti talenti che purtroppo ancora non hanno trovato voce, ci saranno tanti registi, oltre quelli noti, di cui non sappiamo il nome, ma magari capacissimi. Io spero sempre di poter collaborare con anime empatiche e amorevoli verso il lavoro.

«L’essenza della forma drammatica è lasciare che l’idea arrivi allo spettatore senza essere formulata con troppa nettezza. Una cosa detta in modo diretto non ha la stessa forza di ciò che le persone sono costrette a scoprire da sole.» (tratto da “Il più grande azzardo di Kubrick: Barry Lyndon”, di Marta Duffy e Richard Schickel, pubblicato su Time, 15 dicembre 1975). Cosa ne pensi di questa frase di Kubrick? Nel teatro secondo te come va innescata la forza della drammaticità di una rappresentazione?

É uno dei principi base sui quali lavoro tutt’oggi con la mia regista, quindi la sento molto vicino a me. Per quello che ho testato sulla mia pelle non c’è una regola, lavoriamo con materiale umano, noi stessi siamo umani, quindi materia cangiante, è la consapevolezza che abbiamo del “qui e ora” che fa la differenza: «se conosci puoi guidare!»

 

Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, in una bella intervista del 1967 disse… «A cosa serve l’Arte se non ad aiutare gli uomini a vivere?» (Intervista a Michael Perkins, Charles Bukowski: the Angry Poet, “In New York”, New York, vol 1, n. 17, 1967, pp. 15-18). Tu cosa ne pensi in proposito. Secondo te a cosa serve l’Arte della recitazione e del teatro?

 Potrei rafforzare con un’altra massima: «L’Arte è l’alibi per diventare persone migliori!» Vorrei non rispondere e invitare tutti il 24 Maggio 2019 al Teatro Ghione di Roma, allo spettacolo KaliYuga, parleremo proprio di questo: “perché l’Arte!” Ognuno ha le sue motivazioni, catarsi, felicità, espressione, cura, soluzione, svago, tutti hanno diritto e dovere di fare arte.

 

Perché secondo te oggi il teatro è importante e va seguito?

Per fiducia, perché di spettacoli che valgono la pena in giro ce ne sono e perché non dobbiamo chiuderci nell’unica realtà che ci impongono di vivere.

Ci parli dei tuoi ultimi lavori e dei lavori in corso di realizzazione? A cosa stai lavorando in questo momento?

Stiamo lavorando con la Compagnia La Maieutica serratamente da febbraio a tre spettacoli: Ti Ammazzo e Senza Lividi già andati in scena e l’ultimo, working progress, di cui sopra: KaliYuga. Direi la famiglia che ho scelto, oltre quella di nascita, viverci costantemente è sempre molto costruttivo ed entusiasmante, lavorare insieme per ottenere un unico grande risultato è ciò che ci tiene uniti.

 

I tuoi prossimi progetti? Cosa ti aspetta nel tuo futuro professionale che vuoi raccontarci?

Per il futuro amo le sorprese, darle e riceverle, quindi non svelo e mi auguro un “ad maiora semper”.

 

Immagina una convention all’americana, Beatrice, tenuta in un teatro italiano, con qualche migliaio di adolescenti appassionati di teatro e di cinema. Sei invitata ad aprire il simposio con una tua introduzione di quindici minuti. Cosa diresti a tutti quei ragazzi per appassionarli al mondo della recitazione, del teatro e della settima arte in generale? Quali secondo te le tre cose più importanti da raccontare loro sulla tua arte?

Provare l’arte come se fosse un nuovo piatto da assaggiare, mal che vada non lo mangi più, ma se dovesse diventare il tuo piatto preferito?

Dove potranno seguirti i nostri lettori e i tuoi fan?

É nella lista delle cose da imparare: gestire social! Per il momento Facebook e Instagram sono quelli sui quali mi muovo meglio. (Beatrice sorride)

Intervista di Andrea Giostra.

Beatrice Picariello
https://www.facebook.com/beatrice.picariello
https://www.instagram.com/beatricepicariello/

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/

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