Francesca Maccani, scrittrice e Book Blogger su “Francesca Leggo veloce”
«Un ottimo scrittore deve essere anche un grande lettore e soprattutto deve mantenersi umile e saper collaborare»
Ciao Francesca, benvenuta e grazie per avere accettato il nostro invito. Sei una nota Book Blogger, fondatore e gestore di “Francesca Leggo veloce”. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Salve a tutti, sono una lettrice compulsiva ma prima di tutto sono un’insegnante e da qualche tempo pure una scrittrice anche se uso questo appellativo con le pinze. Il mio primo romanzo Fiori senza Destino è uscito a marzo 2019 con SEM edizioni di Milano e mi ha dato grandi soddisfazioni. Lavoro come docente di lettere in una scuola secondaria di Primo grado a Palermo, città dove vivo da 9 anni e proprio il mio primo incarico alla scuola del CEP, mi ha ispirato le storie dei miei Fiori. Per me che venivo dal Trentino non è stato facile abituarmi alla vita di una città grande e variegata come Palermo, ma col tempo ho imparato ad amarla profondamente.
Come nasce “Leggo veloce”? Ci racconti la genesi e la storia dei questo Blog molto seguito dai tuoi lettori? Quali erano i tuoi propositi quando hai pensato di realizzare questo progetto editoriale e di diffusione della lettura e della cultura?
Semplicemente sono una persona che ha sempre amato leggere fin da piccola. Col tempo ho iniziato a scrivere le mie impressioni sui libri che acquisto nell’ ottica non della recensione ma del passaparola. Il senso è quello di far sapere a chi mi segue e si fida dei miei gusti quali sono i libri che ho amato maggiormente e cosa sto leggendo di nuovo. Si tratta di una cosa che ho sempre fatto a voce, un giorno ho deciso di cominciare a mettere per iscritto queste mie impressioni e in poco tempo ho raggiunto quasi 2000 iscritti alla pagina, persone che partecipano attivamente commentando e scrivendomi soprattutto in privato per avere consigli personalizzati o idee regalo per amici e parenti.
Chi è Francesca sui social e nel mondo virtuale dei lettori e degli appassionati dell’arte della scrittura e della lettura?
Francesca sui social è chiaramente un personaggio, una che ricorre spesso all’ ironia e al sarcasmo per sopravvivere in entrambi i mondi in cui vive, quello reale e quello virtuale. Sulla pagina dei libri sono sempre piuttosto seria, sulla mia pagina personale racconto le rocambolesche avventure mie e di Marito Amish che altro non sono che i racconti della mia quotidianità accanto ad un marito che non ha il cellulare. Parlo anche di scuola e dei miei tre figli, dei luoghi dove vado, come se tenessi una sorta di diario di bordo filtrato. Uso Facebook come uno storage per foto e ricordi. Per lo più condivido eventi culturali e cose interessanti cui vale la pena partecipare, rassegne cittadine e incontri letterari, artistici o musicali. Spesso mi dicono con una punta di acredine che sono un po’ troppo social. In realtà Facebook per me è stato l’inizio di tutto. Scrivevo post sulla scuola e grazie a Stefania Auci che faceva lo stesso, è arrivata la proposta da una casa editrice di pubblicare un saggio a quattro mani. Con Il saggio La cattiva scuola Stefania e io abbiamo vinto il premio Donna del Mediterraneo nel 2018 e da lì poi è nata l’idea del romanzo che ho scritto subito dopo e che è uscito la scorsa primavera.
Da lettrice e da Book Blogger, quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle qualità?
È una domanda alla quale non so rispondere perché oggi, in Italia, si può dire che ci siano più scrittori che lettori dato che specialmente negli ultimi anni moltissime persone ambiscono a pubblicare. Credo che il business delle case editrici a pagamento abbia contribuito a dare un po’ a tutti la falsa illusione di saper scrivere. Io non sono una scrittrice professionista, me la cavo molto meglio con la lettura e con la correzione dei testi che ricevo. Mi mandano davvero moltissimi romanzi in lettura sperando che io possa valutarli e dare una mano a pubblicare. Il problema è che ogni libro ha il suo percorso e ogni autore ha la sua storia. Nel mio caso sono stata molto fortunata ma non sempre accade che scrittori anche molto talentuosi riescano a finire poi sugli scaffali. Non credo esista una ricetta o una qualità in particolare che spiani la strada. Ci vuole talento, si deve studiare e faticare molto, non ci si deve improvvisare e bisogna essere pronti a ricevere tante porte in faccia. Un ottimo scrittore deve essere secondo me anche un grande lettore e soprattutto deve mantenersi umile e saper collaborare. Se non si fa squadra, se non ci si aiuta reciprocamente, se non si lavora insieme personalmente la vedo dura riuscire a sopravvivere. I cani sciolti corrono e distanziano tutti ma alla lunga restano soli e col fiatone.
«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.). Cosa ne pensi di queste parole di Bukowski? In uno scritto, in una storia, in un romanzo, cos’ è secondo te più importante, la storia (quello che si narra) o come è scritta (lo stile, la narrazione, la scrittura originale, l’armonia, etc.…)?
Personalmente ritengo siano più importanti la scrittura e lo stile rispetto al contenuto, poi devo ammettere che ho subito pensato agli esercizi di stile di Quenau appena ho letto la domanda. Adoro quel libro e credo che ogni aspirante scrittore dovrebbe leggerlo perché Quenau parte da un contenuto assolutamente banale e normale e riesce a giocare con gli stili stravolgendo di volta in volta lo stesso identico racconto. Ecco perché ritengo che sia la forma l’aspetto più importante. Quanto a Bukowski, ho letto recentemente una sua poesia d’amore e, a dispetto della sua fama di autore maledetto e assolutamente fuori dai canoni, l’ho trovata bellissima e delicata. Lo stesso discorso della forma rispetto al contenuto vale per alcuni testi che mi è capitato di leggere negli anni. Faccio un esempio. Decine di persone hanno scritto dopo l’uragano Katrina ma solo due romanzi mi hanno piegata in due leggendoli e sono Zeitoun di Dave Eggers e Salvare le ossa di Jesmyn Ward, due libri incredibili che consiglio a tutti di leggere.
«Per scrivere bisogna avere immaginazione. L’immaginazione non si impara a scuola, te le regala mamma quando ti concepisce. Non ho fatto nessuna scuola per imparare a scrivere. Ho visto tanti film e letto tanti libri.» (Luciano Vicenzoni (Treviso 1926), intervista di Virginia Zullo, 12 aprile 2013, YouTube, https://www.youtube.com/channel/UCDiENZIA6YUcSdmSOC7JAtg ). Cosa ne pensi delle parole di Vincenzoni, uno dei più grandi e geniali autori del Novecento italiano?
Non posso che trovarmi d’accordo, se non leggi, se non ti documenti, se non ti nutri di parole come puoi pensare di scrivere a tua volta? Questa cosa la dico sempre anche ai miei alunni. Tutti i più grandi autori hanno avuto dei modelli cui ispirarsi, hanno letto a loro volta dei libri. Oggi come oggi poi, visto il grande successo delle serie tv credo sia necessario conoscerne almeno qualcuna per potersi confrontare con i temi più in auge e per poter dialogare con ogni tipo di interlocutore, specie coi ragazzi. Leggere è uno dei mezzi più potenti che ognuno di noi ha per crescere, per allargare i propri orizzonti, per potenziare l’immaginazione, per imparare a stare soli senza mai sentirsi soli. Ho sempre visto i libri come una grande risorsa personale, li considero parte di me, li vedo come degli amici silenziosi pronti a donarmi sempre una parola. La cosa incredibile è che spesso non sono io a scegliere i libri ma ho la sensazione che siano loro a scegliere me. Capita che io compri cinque o sei romanzi e solo uno attiri la mia attenzione. Gli altri li lascio sul comodino e magari, solo dopo diverse settimane, l’occhio mi cade su un titolo e mi viene voglia di leggerlo. Beh in genere proprio quel libro ha un legame con quello che sto vivendo in quel preciso momento. Chiamo questa cosa, Magia dei libri.
Oggi proliferano le cosiddette scuole di scrittura creativa che promettono agli appassionati di scrittura che hanno l’ambizione di diventare scrittori di successo, che possono diventarlo se seguiranno i loro consigli e i loro corsi di formazione. Ma è davvero così secondo te?
Qualcuno ve la fa, le scuole di scrittura davvero serie hanno sfornato autori di tutto rispetto. Certo non tutti ce la fanno, non tutti hanno il talento e la caparbietà di inseguire il proprio sogno ma trovo che i corsi di scrittura siano utili per apprendere i trucchi del mestiere e soprattutto per rompere il ghiaccio e confrontarsi con dei maestri che sanno dare consigli utili. Bisogna però saper individuare con oculatezza quali siano i corsi migliori, con docenti accreditati e gestiti in modo serio. In Italia ci sono molte scuole di scrittura. Io devo essere onesta non ne ho mai frequentata nessuna. Ho fatto solamente un corso di due giorni. Avevo però partecipato a corsi di giornalismo e per un periodo ho scritto su dei periodici quindi posso dire di avere sempre scribacchiato. Agli aspiranti scrittori consiglio comunque di affidarsi sempre a un mentore, che può essere pure un amico che legge e esprime il suo parere, perché lo sguardo di un occhio esterno aiuta a non essere troppo autoreferenziali e soprattutto spinge sempre a migliorarsi.
Quali sono gli autori che ami di più, che hai letto da ragazza, che ti hanno formata e che leggi ancora oggi?
Che bella domanda! Verga e Faulkner in primis, sono stata una lettrice onnivora e fino a qualche anno fa leggevo da Wilbur Smith a Ibsen, da Gurdjieff a Coelho. Ho letto davvero di tutto per amore di saperne parlare, perfino la trilogia delle sfumature. Oggi ho molto meno tempo quindi sono diventata davvero selettiva, leggo molti autori italiani e moltissima letteratura americana contemporanea, che trovo pionieristica e affascinante rispetto alla nostra, ancora un po’ troppo “tradizionale”. Del resto la nostra tradizione letteraria è davvero di tutto rispetto e la classicità ha influenzato molto gli scrittori europei rispetto a quelli di oltreoceano. Uno dei libri cardine della mia infanzia è stato La storia infinita di Ende, insieme a La collina dei conigli di Adams. In età adulta considero Mentre morivo di Faulkner il mio romanzo di riferimento, ma amo moltissimo anche i racconti, Carver in primis. Negli anni ho letto la maggior parte dei grandi classici della letteratura e molta poesia. Pavese e Calvino, Pirandello e Svevo, Morante e Ginzburg, Coleridge e Shelley, Steinbeck, Ezra Pound, Montale e Saba sono stati i miei pilastri, così come l’epica greca classica e i poemi epici come Gilgamesh. Ho studiato anche molta storia dell’arte, che è sempre stata la mia passione, dai fiamminghi a Dürer, dagli impressionisti agli espressionisti e oltre. Mi ha sempre affascinata l’impatto degli Ismi sulla cultura contemporanea e trovo che scrittura, arte, cinema e teatro siano intrinsecamente legati.
Vuoi segnalare ai nostri lettori qualcuno degli autori contemporanei che vale la pena di leggere?
Certamente. Fra le autrici italiane io ho un debole per la straordinaria Nadia Terranova, per Stefania Auci, che è una cara amica e che coi suoi Leoni di Sicilia ha scalato le classifiche, amo molto anche Laura Pugno, Simona Vinci, Claudia Durastanti, la Postorino. Vorrei nominare tutte le mie colleghe e amiche scrittrici ma sono davvero troppe e rischio di fare torto a tutte. Fra le straniere amo molto Tiffany Mc Daniels, la Hempel, la Lacey per citarne solo alcune. Volodine, DeLillo, D.F. Wallace, la Oates e la Didion sono per me autori imprescindibili, ma pure la Atwood e la LeGuin meritano di essere conosciute.
Chi sono secondo te tre autori ancora sconosciuti al grande pubblico di cui sentiremo parlare nei prossimi anni?
Antonio Vena in primis, un autore geniale ma ancora in fase di pubblicazione. A mesi dovrebbe uscire un suo romanzo scritto a quattro mani con Emanuela Cocco, una straordinaria scrittrice della quale si parla ancora troppo poco. Altri nomi non te ne so dare perché gli altri autori talentuosi che conosco hanno già pubblicato con grande successo, vedi Stefania Auci che tutti attendiamo col secondo volume della saga dei Florio e che farà parlare di sé ancora per molto. Terrei d’occhio le scrittrici in generale comunque perché riservano davvero ottime sorprese e scrivono romanzi di grande qualità.
Ti va di consigliare ai nostri lettori tra autori e tre libri da leggere assolutamente entro la fine di quest’anno? E perché suggerisci proprio questi? Cosa hanno di particolare da incuriosire i nostri lettori affinché li comprino e li leggano?
Il caos da cui veniamo di Tiffany Mc Daniels, Atlantide Ed. Quel che si vede da qui di Mariana Leki, Keller ed. Il racconto dell’ancella della Atwood, Ponte alle grazie. Sono tre romanzi imprescindibili, forti, originali, dirompenti e scritti in modo magistrale. Scritture asciutte e taglienti come rasoi. Sono libri forti, dolorosi, libri che ti restano dentro a lungo perché ti colpiscono come pugni in pancia, provocano rabbia. Cito pure L’educazione della Westover perché è una storia vera che annichilisce e lascia a bocca aperta, un romanzo che lascia il segno.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la mia città e la tua adottiva, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea fondata sulla tecnologia e sulle comunicazioni social?
L’arte e la bellezza salveranno il mondo. Lo credo fermamente. Educare all’arte, al bello penso sia l’unico antidoto verso il generale depauperamento culturale e morale. Da docente posso dire che non mi stanco mai di educare i miei ragazzi alla grazia delle belle parole, al silenzio, alla capacità di stupirsi e al senso critico. Imparare a conoscere e apprezzare il bello credo sia pure una forma di prevenzione tout court, così come una seria educazione affettiva. La decodifica delle emozioni andrebbe insegnata e incoraggiata a scuola come forma di benessere personale e di protezione. Mi rendo conto che possa apparire utopistica come idea ma se non si comincia dai nostri bambini trovo difficile pensare a un possibile cambiamento generale.
A cosa stai lavorando in questo momento che puoi raccontarci?
Lavoro a due racconti che compariranno uno in un’antologia i cui proventi saranno devoluti in beneficenza all’ ospedale Bambin Gesù di Roma e l’altro farà parte di un romanzo collettivo sull’ antropocene e parla del disastro della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera off shore che ha causato il disastro ecologico nel Golfo del Messico. Ho iniziato tempo fa un nuovo romanzo un po’ sui generis e sto lavorando anche ad un alto romanzo sempre basato su una storia vera, come i miei Fiori senza destino, ma questa volta non è ambientato in una scuola. Per scaramanzia non voglio dire di più.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?
In autunno avrò diverse presentazioni dei miei Fiori senza Destino in giro per l’Italia e incontrerò diversi studenti nelle scuole. Ho in programma di finire i miei romanzi e continuerò a presentare i miei amici con i loro, nelle librerie di Palermo. A tal proposito vorrei dire che se qualcuno avesse piacere di invitarmi per una presentazione, io sono sempre disponibile, specie se nel territorio di Palermo e dintorni e in particolar modo nelle scuole. Non chiedo alcun compenso, solo di avere la pazienza di trovare l’incastro giusto in agenda.
Dove potremo seguirti?
Sulla mia pagina Francesca Leggo Veloce e sul mio profilo Instagram sempre sotto il nome di Francesca leggo veloce.
Un’ultima domanda Francesca. Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano tutti gli alunni di quella scuola. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?
Beh qui dovrei scrivere un trattato intero. In genere sulla lettura e la scrittura io ci lavoro in classe in assetto laboratoriale. Leggendo io alcune storie e proponendo dei piccoli giochi anche usando il cooperative learning, i ragazzi si appassionano ai libri, alle storie e capiscono di poter diventare degli ottimi scrittori. Io quest’anno ho una prima e già dopo due lezioni sull’ incipit, sono stati in grado di scrivere delle cose davvero interessanti. È una fatica enorme ma dà soddisfazioni grandi a me e ai ragazzi soprattutto. Ai ragazzi direi semplicemente di leggere, leggere e ancora leggere perché solo leggendo si possono esplorare mondi e dimensioni infinite. Lo stesso vale per la scrittura, se qualcuno sente il desiderio di esprimersi scrivendo, non smetta mai, lo faccia quando e come può. Le vere passioni vanno assecondate e coltivate a dispetto di tutto. Io spesso dico ai ragazzi che i migliori scrittori e poeti non sono coloro che sentono più e meglio, a ma coloro che hanno trovato un modo efficace per raccontarlo tanto da far sentire nostre le loro stesse parole. Quando arrivano a comprendere questo e a non percepire i grandi della letteratura come distanti e inarrivabili, il primo grande passo per avvicinarli alla parola è compiuto.
INTERVISTA di Andrea Giostra
Alcuni Link
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