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Intervista a Elena Genero Santoro, scrittrice e Book Blogger

 

«Solo la lettura allarga la mente, ti permette di vivere mille vite e stimola l’empatia»

Ciao Elena, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei scrittrice e Book Blogger, fondatore e gestore di “Perché ne sono innamorata”. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori?

“Perché ne sono innamorata” prende il nome dal primo vero romanzo che ho scritto. È una pagina che ho gestito per un po’, dove scrivevo articoli in libertà e senza scadenze temporali: giusto quando volevo mettere in ordine i miei pensieri. Solo successivamente ho iniziato a recensire i libri e, dall’associazione con altri autori, in primis con Stefania Bergo, è nato “Gli Scrittori della Porta Accanto”, un sito culturale e letterario che al momento vanta addirittura trenta collaboratori.

 

Chi è Elena sui social e nel mondo virtuale dei lettori e degli appassionati dell’arte della scrittura e della lettura?

Elena è innanzitutto sé stessa. Il che non vuol dire che usa il mondo virtuale per raccontare tutto di sé. Ma quello che si vede e che si legge è autentico.

 

Hai scritto diversi romanzi: “Perché ne sono innamorata”, edito da Montag, uscito nell’aprile 2013; nel 2014 “L’occasione di una vita”, ebook pubblicato con “Lettere Animate”; poi con 0111 Edizioni, “Un errore di gioventù” e “Gli Angeli del Bar di Fronte” nel 2014 e “Il tesoro dentro” nel 2016. Ci parli di questi romanzi? Di cosa narrano e come sono nati questi progetti editoriali?

Al momento ho in attivo nove pubblicazioni e altri romanzi nel cassetto. Perché ne sono innamorata, seguito da L’occasione di una vita, Immagina di Aver sognato, Diventa realtà e L’occasione di una vita e Un errore di gioventù fanno parte di una saga insieme ad altri volumi inediti. Si tratta di romanzi corali, con molti protagonisti, alle prese con problemi attuali e sentimento, tra commedia e dramma. Gli altri romanzi invece sono autoconclusivi. Gli Angeli del Bar di Fronte racconta l’immigrazione a Torino, la comunità rumena e la comunità italiana attraverso le voci alternate di due giovani protagoniste. Il tesoro dentro racconta il superamento del lutto e la malattia mentale. Quest’anno invece è uscito Claire nella tempesta, una storia sentimentale, una vicenda privata che si svolge a cavallo dell’attentato di Nizza. Claire si trova nel mezzo di una tempesta, che è metaforica, ma è anche reale: una tempesta di proiettili.

Come nasce Elena scrittrice? Qual è stato il tuo percorso letterario/artistico?

Elena scrittrice nasce in seconda media, scrive storie su dei taccuini e riceve recensioni scritte (Amazon ante litteram) dai compagni di scuola. Elena è andata avanti coi taccuini fino alla metà del liceo, poi ha smesso per qualche anno, ha intrapreso la facoltà di ingegneria e ha iniziato una professione tecnica. Ha sempre scritto volentieri: email di lavoro, email agli amici, pagine diaristiche, ma non più fiction. Finché all’età di trentasei anni, in un momento di calma, ha scritto il suo primo vero romanzo. Da quel momento non si è ancora fermata e ha sempre cercato di migliorare la propria tecnica.

 

Vuoi per favore descrivere ai nostri lettori questa nuova figura del cosiddetto Book Blogger? Una sorta di Influencer del mondo letterario. Chi è, cosa fa e come si diventa Book Blogger?

A venticinque anni, conclusa la facoltà di ingegneria e cominciato il lavoro in uno studio tecnico, dove essenzialmente calcolavo cementi armati, capii che il mio cervello, abituato a processare libri su libri scolastici, si stava sedendo e andava stimolato in qualche modo. Iniziai a leggere una quantità di romanzi come mai avevo fatto prima. Non ero stata una lettrice sempre assidua; lo studio mi assorbiva molto. La mia media di libri letti all’anno si alzò notevolmente e si mantenne sui quarantacinque circa, e facendo un conto grossolano posso dire che negli ultimi diciannove anni ho letto almeno ottocentocinquanta libri. Diciamo che un po’ di occhio me lo sono fatto e a un certo punto ho deciso di condividere le mie impressioni anche con gli altri.

 

Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?

Ti rispondo come aspirante scrittrice: un autore deve saper scrivere bene una storia interessante. Lo stile può sempre migliorare, i laboratori di scrittura possono servire molto, se ben fatti. Anche la fantasia si può stimolare. Ma se non ci sono introspezione e messaggi intelligenti, tutto lo sforzo serve a poco. Ti rispondo anche come Book Blogger: recensisco molto più volentieri i romanzi che in qualche modo si agganciano alla mia realtà, che hanno un contenuto. Le mie recensioni sono articoli che hanno come spunto il libro. Non sono una Book Blogger che dà stelline allo stile o alla grammatica.

 

Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?

È importante che chi ha qualcosa da dire lo scriva, affinché qualcuno legga. È essenziale togliere le masse dai bombardamenti mediatici come la televisione spazzatura, che operano un lavaggio del cervello estremo e un appiattimento della capacità di comprensione. Solo la lettura allarga la mente, ti permette di vivere mille vite e stimola l’empatia.

 

Quali sono gli autori che ami di più, che hai letto da ragazza, che ti hanno formato e che leggi ancora oggi?

Ho amato follemente Michael Ende con Momo e con La storia infinita. L’ho letto a dieci anni e l’ho amato talmente tanto, con la sua capacità di parlare a tutti, grandi e piccini, e di usare metafore con molte chiavi di lettura, che nessun fantasy in seguito mi è sembrato all’altezza e ho smesso di seguire quel genere.

 

Vuoi segnalare ai nostri lettori qualcuno degli autori contemporanei che vale la pena di leggere e perché?

Perissinotto, Simi, Carofiglio: autori che usano il giallo per dire ben altro. La Mazzucco, intensa. La Mazzantini, epica, a suo modo.

 

Chi sono secondo te tre autori ancora sconosciuti al grande pubblico di cui sentiremo parlare nei prossimi anni?

Ho appena letto e recensito il libro d’esordio di Aurora Frola: I ricordi non si lavano, che narra un percorso di riabilitazione in clinica psichiatrica. Sono rimasta incantata dalla abilità narrativa di questa autrice, dalla sua capacità di introspezione, ma anche dalla sua resa tecnica, che per un primo libro è davvero notevole.

In Italia si pubblicano ogni anno circa 70 mila nuovi titoli, la media ponderata di vendita di ogni nuovo titolo è di circa 50 copie, mentre chi legge effettivamente l’opera letteraria acquistata non supera il 10%, il che vuol dire che delle 50 copia vendute solo 5 copie vengono effettivamente lette da chi acquista in libreria o nei distributori online. Partendo da questo dato numerico, che per certi versi fa impressione e ci dice chiaramente che in Italia non si legge o si legge pochissimo, secondo te cosa si dovrebbe fare per migliorare questa situazione? Cosa dovrebbero fare gli editori, gli autori e le nuove figure quali quelle dei Book Blogger come te per far aumentare il numero dei lettori e degli appassionati ai racconti e alle storie da leggere?

Domanda da un milione di dollari. Forse si inizierà a leggere quando diventerà un obbligo legislativo, quando permetterà di risparmiare qualche tassa, di ottenere in cambio dei benefit. E anche allora ci sarà qualcuno che vorrà frodare il fisco. In generale credo che sia un discorso educativo, come il senso civico. Quando si riuscirà a far capire alla gente che la lettura, oltre che evasione, è come una medicina contro l’ignoranza, e che va presa quotidianamente come la pastiglia per la pressione, forse si otterrà qualcosa.

 

Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere?

Premetto che non amo Bukowski e che Il maestro e Margherita è uno dei pochi libri che non sono mai riuscita a terminare. I corsi di scrittura se fatti bene servono parecchio. Se negli anni ho imparato qualcosa è stato perché qualcuno, magna cum patientia, mi ha fatto notare, in modo pratico, su un mio testo, cosa sbagliavo: narravo troppo, ero didascalica, non mostravo abbastanza, il punto di vista oscillava, i dialoghi a nastro erano dispersivi. Era tutto vero. Certo è anche che ci sono un mare di ciarlatani, che non basta un manuale di scrittura creativa a pochi euro sul Kindle per imparare a scrivere. Non basta capire l’uso delle D eufoniche e mettere giuste le virgolette. Ci vuole il confronto, ci vogliono più occhi che notino le magagne del testo e ci vuole anche l’umiltà dell’autore per recepire i suggerimenti, che vanno chiesti prima di arrivare alla pubblicazione. C’è sempre da imparare, anche se poi non si diventa scrittori di successo.

 

«Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Cosa pensi di queste parole di Bukowski a proposito dell’arte dello scrivere? Cose serve secondo te perché uno scritto, un romanzo, un racconto abbia effetto sul lettore e lo appassioni?

Dipende molto da che cosa cerca il lettore. C’è chi vuole l’emozione di un’espressione intensa, c’è chi cerca evasione, chi adora le storie mozzafiato, che vuole imparare cose che ancora non conosce. La lettura è l’incontro tra chi scrive e chi legge. Ci si deve piacere in due.

 

La maggior parte degli autori ha un grande sogno, quello che il suo romanzo diventi un film diretto da un grande regista. A questo proposito, Stanley Kubrik, che era un appassionato di romanzi e di storie dalle quali poter trarre un suo film, leggeva in modo quasi predatorio centinaia di libri e perché un racconto lo colpisse diceva: «Le sensazioni date dalla storia la prima volta che la si legge sono il parametro fondamentale in assoluto. (…) Quella impressione è la cosa più preziosa che hai, non puoi più riaverla: è il parametro per qualsiasi giudizio esprimi mentre vai più a fondo nel lavoro, perché quando realizzi un film si tratta di entrare nei particolari sempre più minuziosamente, arrivando infine a emozionarsi per dettagli come il suono di un passo nella colona sonora mentre fai il mix.» (tratto da “La guerra del Vietnam di Kubrick”, di Francis Clines, pubblicato sul New York Times, 21 giugno 1987). Cose ne pensi di quello che dice Kubrick? Pensi che le tue storie sappiano innescare nel lettore quelle sensazioni di cui parla il grande regista newyorkese? E se sì, quali sono secondo te?

Se qualche regista volesse ricavare un film da un mio romanzo avrei paura. Di solito i film non sono mai all’altezza dei libri e i registi rielaborano le storie a modo loro, a volte cambiando molto, a volte reinventando addirittura il finale. Non sono certa che mi piacerebbe che un mio romanzo diventasse l’opera di qualcun altro, con il suo sentire e le sue emozioni. Il grande pubblico ricorderebbe più il film che il mio libro. Utopia per utopia, preferirei di gran lunga che le mie storie fossero conosciuti in quanto libri. Detto ciò, nei miei romanzi curo moltissimo i dettagli e negli anni ho reso la mia narrazione sempre più descrittiva, visiva, immediata, affinché il lettore possa entrarci dentro e sentirsi parte della scena.

A cosa stai lavorando adesso?

Sto editando romanzi già scritti che vorrei far uscire nei prossimi anni. Ma sono sempre pronta a cogliere nuove ispirazioni e a svilupparle.

 

Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? Dove potranno seguirti i nostri lettori?

Di recente sono stata ospite alla rassegna romana per autori #6senzabarcode di Sheyla Bobba, con la partecipazione della psicologa Alessandra D’Alessio per il libro Claire nella tempesta.

L’evento è stato registrato ed è disponibile su liberi.tv – http://www.liberi.tv/webtv/2019/07/11/video/claire-nella-tempesta-elena-genero-santoro-ed-leucotea  –  Tutte le mie novità di eventi e di scrittura si trovano su Gli Scrittori della Porta Accanto e sulla mia pagina Facebook Gli Angeli, il Tesoro e altri Sogni.

 

Una domanda difficile Elena: perché i lettori di questa intervista dovrebbe comprare e leggere i tuoi libri? Cosa diresti loro per convincerli a comprare e a leggere i tuoi romanzi? E quale dei tuoi per iniziare?

Dicono che so affrontare con estrema delicatezza temi importanti e raccontare bene i sentimenti dei miei protagonisti. Dicono che caratterizzo adeguatamente i personaggi, tanto che potrebbero essere i vicini di casa, quelli in cui ci si può identificare. Possono leggermi volentieri coloro che cercano narrativa contemporanea e attuale, storie d’amore non melense, principi azzurri difettosi e trame con un po’ di suspense. A tutti consiglio di iniziare con Gli Angeli del Bar di Fronte, il libro che mi ha dato maggiori riscontri, quasi tutti positivi.

 

Un’ultima domanda Elena. Immaginiamo che tu sia stata inviata in una scuola media superiore a tenere una conferenza sulla scrittura e sulla narrativa in generale, alla quale partecipano tutti gli alunni di quella scuola. Lo scopo è quello di interessare e intrigare quegli adolescenti all’arte dello scrivere e alla lettura. Cosa diresti loro per appassionarli a quest’arte e catturare la loro attenzione? E quali le tre cose più importanti che secondo te andrebbero dette ai ragazzi di oggi sulla lettura e sulla scrittura?

Per la lettura vorrei che i ragazzi non smettessero di cercare il genere che più sentono vicino al loro. Prima o poi qualcosa salterà fuori, fosse anche il fumetto, per iniziare. Temo invece che la pulsione verso la scrittura sia innata: c’è chi sente la necessità di scrivere già da ragazzino e chi non la proverà mai. A chi è interessato direi che la cosa più importante è porsi le domande giuste e tentare di darsi delle risposte coerenti. Che è essenziale lo spirito di osservazione. E che per imparare a scrivere bisogna allenarsi a scrivere un sacco.

Intervista di Andrea Giostra.

Alcuni Link

Elena Genero Santoro
https://www.facebook.com/elena.generosantoro
https://www.gliscrittoridellaportaaccanto.com/p/elena-genero-santoro.html
http://perchenesonoinnamorata.blogspot.com/

Andrea Giostra
https://andreagiostrafilm.blogspot.it
https://business.facebook.com/AndreaGiostraFilm/

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