Lara Di Carlo, editore e scrittore | INTERVISTA
«La scrittura è il mezzo più potente che abbiamo per rielaborare le nostre emozioni ed esperienze di vita, perché unisce anima e mente in modo creativo. Attraverso la scrittura si riesce a essere fino in fondo sé stessi, di fronte alla carta la nostra interiorità non ha più nessun velo»
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Ciao Lara, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei un editore e una scrittrice. Come ti vuoi presentare ai nostri lettori? Chi è Lara nella sua quotidianità e Lara nella sua professione e passione per l’arte dello scrivere?
In primo luogo mi presento come lettrice, perché è da lì che è nata la mia passione per la scrittura e per l’editoria. È proprio il mio amore per la letteratura che mi ha portato a iscrivermi alla Facoltà di Lettere all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Durante l’ultimo anno di università ho scoperto per caso un master per redattore editoriale; il mondo dell’editoria mi ha iniziato ad affascinare, e da quel momento non l’ho più abbandonato.
Nel 2018 hai fondato la casa editrice “PandiLettere” di Roma. L’incipit di presentazione che si legge nel sito web ufficiale recita così «La casa editrice PandiLettere nasce nel 2018 con l’idea di dar vita a un’armonia tra corpo e anima. È proprio questo il progetto racchiuso nel titolo: libri come cibo per il corpo e per la mente. Ci muoviamo dunque su un doppio binario, pubblicando libri che contengano qualche riferimento al cibo e libri che racchiudano dentro di loro un nutrimento spirituale. Le lettere sono dunque il pane di cui si nutre il lettore, ma non solo: in PandiLettere è anche racchiuso il richiamo al dio Pan, perciò nascono le collane Arcadia e Il grido della selva.» Ci racconti un po’ di questa tua avventura editoriale e al contempo imprenditoriale? Come nasce, quale l’idea che l’ha generata, quali le difficoltà che hai dovuto affrontare in Italia per dar vita a una casa editrice?
Ho fondato la mia casa editrice PandiLettere dopo sette anni di esperienza nel settore editoriale, maturata attraverso il master per la formazione del redattore editoriale di cui parlavo nella risposta precedente, seguito da due stage e collaborazioni con diverse case editrici come editor talent scout. Ad un certo punto ho sentito che tutto questo non mi bastava più, perché ero sempre alle dipendenze di altri, e non potevo seguire fino in fondo gli scrittori come avrei voluto. Così è nata PandiLettere, anche se non è stato certo facile partire in una società che offre finanziamenti solo a chi ha già un lavoro stabile.
Dopo poco più di due anni di attività, qual è il tuo bilancio in proposito? Quali i successi e quali i fallimenti editoriali considerato che chi vuole fare impresa editoriale e di cultura in Italia non trova certo terreno fertile?
All’inizio ero piena di entusiasmo e appoggiata dai miei genitori, ma nel mondo esterno ero sostenuta da pochissime persone. Molti mi dicevano che non sarei arrivata da nessuna parte, che dovevo trovarmi un lavoro fisso e chiudere quanto prima il mio “gioco”. E ci sono stati dei momenti in cui ho pensato anch’io che non ce l’avrei fatta, soprattutto per un errore mio di valutazione editoriale. Ma ho superato presto queste incertezze, perché dentro di me sapevo che ce l’avrei fatta, e che questo sarebbe diventato un giorno il mio lavoro. Ho cominciato ad avere vari riconoscimenti. Ho pubblicato libri di qualità, e alcuni miei autori hanno vinto dei premi (Quelli che incontri a Roma e poi te li scordi di Elisa Martino è risultato primo classificato al Premio Letterario Nazionale EquiLibri – Edizione 2019 – sezione Graphic Novel/Fumetto, Alberto Dionisi ha vinto il Premio Letterario Internazionale Pushkin – Edizione 2019 – sezione Poeta sconosciuto, con la sua poesia Dormo solo contenuta all’interno della raccolta Amori nello specchio da noi pubblicata, e Giulia Porena ha ricevuto una menzione d’onore al Premio Letterario Internazionale Le Ragunanze 2020 – sezione Narrativa – libro edito con La stanza dei Pensieri). Tra l’altro i libri di PandiLettere sono ben accolti nelle librerie per la loro eleganza, e sono riuscita anche ad avere una distribuzione nazionale. Inoltre in questo periodo sono felice per il successo che ha ottenuto il libro della mia nuova autrice Liselotte Parisi Petali nel fango (in meno di un mese dall’uscita abbiamo finto tutte le copie, e siamo già arrivati alla ristampa).
Come è nata la tua passione per il mondo dell’editoria e dello scrivere, e qual è stato il tuo proposito, il tuo scopo principale nella tua attività imprenditoriale?
Come ho già detto nelle riposte precedenti la mia passione per l’editoria e la scrittura è nata dal mio amore per la lettura. Inoltre desideravo conoscere a fondo gli scrittori e sentirmi parte integrante delle loro opere. Dunque lo scopo principale della mia attività editoriale è dar voce a scrittori di talento, aiutandoli a portare alla luce le loro opere, a distribuirle e promuoverle attraverso varie iniziative culturali.
Perché secondo te oggi è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Perché la scrittura è, a mio avviso, il mezzo più potente che abbiamo per rielaborare le nostre emozioni ed esperienze di vita, perché unisce anima e mente in modo creativo. Attraverso la scrittura si riesce a essere fino in fondo sé stessi, di fronte alla carta la nostra interiorità non ha più nessun velo.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Secondo me chi scrive deve sentire forte il bisogno di donare emozioni ed essere in grado di farlo attraverso uno stile semplice, scorrevole e al tempo stesso elegante e raffinato. È un dono che si ha, ma che va coltivato. Non ci si improvvisa scrittori; l’arte consiste nel far apparire spontaneo ciò che è frutto di studio e di un percorso di crescita interiore.
Quanto è importante vincere un premio letterario per la carriera di uno scrittore? E perché occorre partecipare ai premi letterari secondo te? E se sì, quali sono i più importanti e seri nel panorama nazionale?
A mio avviso è importante partecipare ai premi letterari per mettersi in gioco e confrontarsi con altri scrittori. Quando si riescono a vincere ogni volta è un’emozione grandissima, perché è un riconoscimento di prestigio per lo scrittore. Purtroppo non tutti i premi sono puri e mirano soltanto alla promozione delle opere. Ma mi sento di consigliare il Premio Letterario Nazionale EquiLibri perché è uno dei pochi premi puri, che cerca in tutti i modi possibili di far conoscere gli scrittori premiati attraverso recensioni, interviste, video e varie iniziative culturali portate avanti con passione e tenacia dalla sua Fondatrice Chiara Ricci (Presidente dell’Associazione Culturale Piazza Navona). Un altro Premio che segnalo è il Premio Alberoandronico per la serietà e l’amore per l’arte e la cultura del suo Fondatore Pino Acquafredda.
Quanto sono importanti le fiere del libro invece? A quali hai partecipato come editore e perché proprio quelle? Che benefici letterari portano secondo te sia all’autore che all’editore?
Penso che le fiere siano fondamentali sia per la promozione degli editori che degli autori, perché consentono di acquisire sempre più contatti nel proprio settore. Però, a mio avviso, vanno rese vive, attive; non si deve stare presenti passivamente solo come vetrine per i libri. Possono diventare trampolini di lancio, se le si sanno sfruttare con iniziative di vario genere in grado di incuriosire ogni giorno i seguaci delle case editrici e attrarre gente nuova. Ho partecipato in passato a Più libri più liberi quando ero ancora alle dipendenze di altri. Come editrice ho raggiunto solo ora la possibilità economica di parteciparvi, ma a causa del Covid quest’anno non ci sarà. Ad ogni modo ho partecipato con PandiLettere a ben tre fiere virtuali: Italia Book Festival, BukItaly e BukSummer; queste ultime in particolare rispecchiano appieno la mia idea di Fiera grazie alle numerose dirette che hanno portato avanti Emilio Brancadoro e i suoi collaboratori e ai tanti video che hanno inserito dei miei autori. Nonostante la distanza ho vissuto questa esperienza con entusiasmo e mi sono sentita accolta come a casa. Inoltre dal 1 al 4 ottobre parteciperò con i miei autori a Insieme – lettori, autori, editori, una festa del libro all’aperto presso l’Auditorium parco della Musica, promossa dal Mibact per il tramite del Centro per il libro e la lettura, dalla Regione Lazio e da Roma Capitale e coprodotta dalle tre manifestazioni principali del libro che si tengono a Roma: Libri Come, Letterature – Festival Internazionale di Roma e Più libri più liberi. Durante questa manifestazione organizzeremo tanti incontri con i nostri autori presso lo stand di PandiLettere.
Gino de Dominicis, grandissimo genio artistico del secolo scorso, dei critici diceva … «…che hanno dei complessi di inferiorità rispetto agli artisti. Sono sempre invidiosi. È una cosa che è sempre successa. C’è poco da fare.» (Intervista a Canale 5 del 1994-95.) Tu cosa ne pensi dei critici letterari?
Sono nata come critico letterario, perciò mi è difficile dare un giudizio obiettivo. Ho sempre amato la critica letteraria, tant’è che all’università ho scelto diversi esami in questo settore, alla triennale mi sono laureata con una tesi di critica letteraria su Il fanalino della Battimonda di Antonio Delfini (un testo surrealista particolarmente complesso, ma che a 21 anni ho deciso di analizzare nei dettagli da un punto di vista retorico, perché ho sempre amato le sfide), e alla specialistica mi sono laureata con una tesi di critica letteraria su Arturo Onofri. Finita l’università ho continuato a scrivere saggi sulla poesia, e dopo aver vinto il Premio Franz Kafka Italia con la mia tesi di laurea su Arturo Onofri, sono entrata a far parte di un gruppo di ricerca fondato dalla Professoressa Rita Mascialino (Fondatrice del Premio): Secondo Umanesimo Italiano, per il quale ho scritto degli articoli e sono stata relatrice a un convegno internazionale. Ho sempre amato analizzare i testi, per assaporare ogni sfumatura presente in essi. Ma ad un certo punto ho sentito che tutto questo non mi bastava più, perché volevo sperimentarmi anch’io come scrittrice, riuscire a donare emozioni agli altri con la mia arte.
Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere e per diventare uno scrittore di successo?
Ho frequentato la Scuola di scrittura Omero, e mi sono trovata molto bene, mi ha aiutato a liberare la mia vena creativa nella narrativa, e mi ha dato delle dritte utili su come farlo. Tra l’altro non mi hanno mai “incensato”, soltanto corretto e consigliato. E ogni tanto facevano venire degli editor esterni a valutare i nostri scritti. Una volta un editor ha stroncato un mio racconto. È stata dura, non approvavo molte delle sue critiche, che sembravano venire più da una sua visione del mondo che da una valutazione oggettiva, ma qualche insegnamento sono riuscita a trarlo anche da quell’esperienza negativa per rendere il mio stile più scorrevole e al tempo stesso incisivo. Tra l’altro frequentare questa scuola mi è stato utile anche per comprendere meglio le dinamiche editoriali da un punto di vista commerciale per il mio lavoro di editrice.
Sempre Buk, a proposito dell’arte dello scrivere diceva: «Non mi preoccupo di cosa sia o meno una poesia, di cosa sia un romanzo. Li scrivo e basta… i casi sono due: o funzionano o non funzionano. Non sono preoccupato con: “Questa è una poesia, questo è un romanzo, questa è una scarpa, questo è un guanto”. Lo butto giù e questo è quanto. Io la penso così.» (Ben Pleasants, The Free Press Symposium: Conversations with Charles Bukowski, “Los Angeles Free Press”, October 31-November 6, 1975, pp. 14-16.) Secondo te perché un romanzo, un libro, una raccolta di poesie abbia successo è più importante la storia (quello che si narra) o come è scritta (il linguaggio utilizzato più o meno originale e accattivante per chi legge), volendo rimanere nel concetto di Bukowski?
Penso che siano importanti entrambi gli aspetti; un libro originale e accattivante è a mio avviso il risultato di una perfetta armonia tra storia e linguaggio.
«Quando la lettura è per noi l’iniziatrice le cui magiche chiavi ci aprono al fondo di noi stessi quelle porte che noi non avremmo mai saputo aprire, allora la sua funzione nella nostra vita è salutare. Ma diventa pericolosa quando, invece di risvegliarci alla vita individuale dello spirito, la lettura tende a sostituirsi ad essa, così che la verità non ci appare più come un ideale che possiamo realizzare solo con il progresso interiore del nostro pensiero e con lo sforzo del nostro cuore, ma come qualcosa di materiale, raccolto infra le pagine dei libri come un miele già preparato dagli altri e che noi non dobbiamo fare altro che attingere e degustare poi passivamente, in un perfetto riposo del corpo e dello spirito.» (Marcel Proust, in “Sur la lecture”, pubblicato su “La Renaissance Latine”, 15 giugno 1905). Qual è la riflessione che ti porta a fare questa frase di Marcel Proust sul mondo della lettura e sull’arte dello scrivere?
Penso che la lettura sia fondamentale per affrontare con più consapevolezza la realtà, perché se si leggono attentamente testi di qualità, si possono trovare le chiavi per affrontare varie situazioni di vita e per capire meglio i moti della nostra anima. Ma non bisogna commettere l’errore di rifugiarsi nei libri, perdendo di vista la realtà; è importante che la lettura e la scrittura servano per rielaborare le esperienze, non per sostituirle.
«La lettura di buoni libri è una conversazione con i migliori uomini dei secoli passati che ne sono stati gli autori, anzi come una conversazione meditata, nella quale essi ci rivelano i loro pensieri migliori» (René Descartes in “Il discorso del metodo”, Leida, 1637). Tu cosa ne pensi in proposito? Cos’è oggi leggere un libro? È davvero una conversazione con chi lo ha scritto?
Sicuramente, perché quando si legge un libro si entra in comunicazione con l’autore, diventando in qualche modo parte del suo mondo interiore costituito da emozioni, pensieri ed esperienze di vita; si impara a guardare la realtà attraverso i suoi occhi.
Nel gigantesco frontale del Teatro Massimo di Palermo, la mia città, c’è una grande scritta, voluta dall’allora potente Ministro di Grazia e Giustizia Camillo Finocchiaro Aprile del Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, che recita così: «L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire». Tu cosa ne pensi di questa frase? Davvero l’arte e la bellezza servono a qualcosa in questa nostra società contemporanea tecnologica e social? E se sì, a cosa serve oggi l’arte e l’arte della scrittura in generale?
L’arte è il nutrimento dell’anima. Non a caso ho chiamato la mia casa editrice PandiLettere. A maggior ragione serve in questa nostra società tecnologica; perché l’arte ci arricchisce, ci emoziona, ci rende vitali, ci fa cogliere la bellezza in tutte le sue sfumature. Senza di essa saremmo automi senz’anima. Come afferma Carlo Rovelli: «Forse una radice profonda della scienza è la poesia: saper vedere al di là del visibile».
In Italia ogni anno si pubblicano tra i 65 e i 70 mila nuovi titoli. La media ponderata di vendita di ogni nuovo titolo è di circa 50 copie, mentre chi legge effettivamente l’opera letteraria acquistata non supera il 10%, il che vuol dire che delle 50 copie vendute solo 5 copie vengono effettivamente lette da chi acquista in libreria o nei distributori online. Partendo da questo dato numerico, che per certi versi fa impressione e ci dice chiaramente che in Italia non si legge o si legge pochissimo, secondo te cosa si dovrebbe fare per migliorare questa situazione? Cosa dovrebbero fare gli editori per far aumentare il numero dei lettori e degli appassionati ai racconti e alle storie da leggere?
A mio avviso gli editori devono cercare di promuovere il più possibile i libri, aderendo a tantissime iniziative, inventandone anche di nuove che possano suscitare curiosità e interesse nelle persone; ritengo che per coinvolgere il maggior numero di lettori possibili sia necessario far leva sulle loro emozioni; perché chi legge ha bisogno di sentire che un libro gli appartenga, di riconoscersi, di sentirsi in qualche modo vicino a chi lo ha scritto. Penso che sia l’unico modo per far arrivare veramente l’invito alla lettura; però è importante che gli scrittori collaborino di comune accordo con gli editori, che non si isolino nel loro mondo, che abbiano una mente aperta e portata ad andare verso gli altri, e che si facciano a loro volta promotori di iniziative coinvolgenti, perché il successo di un libro dipende dalla sinergia tra autore ed editore.
Chi sono i tuoi modelli, i tuoi autori preferiti, gli scrittori che hai amato leggere e che leggi ancora oggi?
Non ho modelli veri e propri, ma ho letto talmente tanto che probabilmente molti autori li ho fatti miei senza nemmeno accorgermene. Per quanto riguarda la poesia i miei autori preferiti sono: Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi, Arturo Onofri, Dino Campana, Alda Merini, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Guido Gozzano, Aldo Palazzeschi, Arthur Rimbaud e Charles Baudelaire. Per quel che concerne la prosa: Luigi Pirandello, Italo Svevo, Dino Buzzati, Italo Calvino, Umberto Eco, Alessandro Baricco, Michael Ende, Hermann Hesse, Stendhal, Goethe, Oscar Wilde, Marcel Proust, Jane Austen ed Emily Brontë.
Gli autori e i libri che secondo una persona che vuole definirsi scrittore dovrebbe leggere assolutamente quali sono? Consiglia agli scrittori, o potenziali tali, che leggeranno questa intervista, almeno tre autori da leggere assolutamente per imparare da queste letture qualcosa sull’arte dello scrivere e della scrittura.
Per quanto riguarda la poesia consiglio un autore che è stato ingiustamente trascurato, ma senza dubbio è da considerare come un caposaldo della poesia italiana: Arturo Onofri; un autore che attraversa fasi molto diverse sempre con maestria ed eleganza. Vi invito a leggere in particolar modo “Orchestrine”, dove il dissidio tra “spirituale” e “terreno”, “aulico” e “prosastico”, “luce” e “tenebre”, “natura” e “città”, “rinascita” e “rovina”, “veemenza” e “ingenuità puerile” è quello stesso di un secolo come il Novecento, in cui il poeta, ormai relegato ai margini della società ha perso ogni certezza, non può più essere un poeta “vate”, e per questo si rifugia nella propria interiorità tormentata. Per quel che concerne la prosa consiglio Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen (perché è uno dei pochi capolavori a lieto fine, in grado di dimostrare che l’amore è più forte di qualsiasi pregiudizio e che è possibile realizzare opere di pregio senza per forza mettere in scena catastrofi) e La strada di Swann dalla Recherche di Marcel Proust per l’abilità che ha Proust di avvincere il lettore, tenerlo incollato alla carta attraverso delle descrizioni semplici con tempi lenti ma che non stancano mai come la notte d’insonnia trascorsa dal narratore e il sapore di una madeleine inzuppata nel tè.
Tre film da vedere assolutamente? Quali e perché consigli proprio questi?
La vita è bella di Roberto Benigni, A beautiful mind di Ron Howard e Forrest Gump di Robert Zemeckis. Consiglio La vita è bella, perché è un film che ci insegna a essere positivi e a donare forza agli altri anche nelle situazioni più drammatiche. A beautiful mind è un film meraviglioso, perché ci dimostra che con l’intelligenza, la volontà e la forza dell’amore si possono superare anche malattie molto gravi. Consiglio infine Forrest Gump, perché è un film commovente che ci fa comprendere che spesso la grandezza sta nella purezza e nella semplicità.
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando?
In questo momento sto lavorando per portare alla pubblicazione il romanzo di una mia autrice che uscirà a settembre/ottobre. Inoltre a partire da settembre inizierò a lavorare a un progetto per diffondere l’amore per la lettura e la scrittura nelle scuole insieme allo scrittore e organizzatore di festival Emilio Brancadoro, la scrittrice Luisa Diaco e la professoressa Isabella Cupellaro. A partire da ottobre bandirò un concorso di poesia, ma non vi voglio svelare troppo in questa sede; seguiteci sul sito di PandiLettere e sui nostri social. Per quanto riguarda i prossimi appuntamenti a fine settembre parteciperò a una Fiera all’orto botanico di Roma con i miei autori finalisti del BukItaly (Alberto Dionisi e Giulia Porena). Il 2 ottobre si terrà la presentazione di Petali nel fango di Liselotte Parisi a Roma presso la libreria Sinestetica (Viale Tirreno 70 a/b). Dall’1 al 4 ottobre parteciperò con i miei autori a Insieme – lettori, autori, editori sempre a Roma presso l’Auditorium parco della Musica.
Dove potremo seguirti?
Per quanto riguarda la casa editrice potete seguirmi sul sito di PandiLettere, sui nostri social (Facebook, Instagram e Twitter) e sul nostro canale YoutTube, e come scrittrice soprattutto sulla mia pagina Facebook.
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire ai nostri lettori?
Concludo, ringraziando Andrea Giostra per questa interessante intervista. Ai nostri lettori dico: leggete, leggete e leggete, e non smettete mai di sognare, colorando il mondo con le vostre emozioni.
INTERVISTA di Andrea Giostra
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