“PalÈat”: quando il cibo diventa ARTE. Giorgia e Martina Lenti Influencer “speciali” | INTERVISTA
«Il nostro motto è “bisogna essere gentili e avere coraggio”.»
Ciao Giorgia e Martina, grazie per aver accettato il nostro invito e benvenute per questa chiacchierata.Come volete presentarvi ai nostri lettori, chi sono Giorgia e Martina in questa loro interessante e innovativa attività professionale? Come vi dividete il lavoro?
Ciao Camilla e Andrea, grazie a voi per l’invito. Definire la nostra attività professionale forse è un po’ complesso, perché non esiste una vera etichetta (che tra l’altro a noi non piacciono molto), possiamo comunque dire che gestiamo una struttura ricettiva in Puglia, il PalÈat B&B e partendo da questo punto abbiamo poi sviluppato un progetto di comunicazione social che ci gratifica ogni giorno con piccole soddisfazioni. PalÈat è l’unione di due mondi: la cucina e l’arte; quindi la divisione del lavoro è avvenuta in maniera molto naturale: io mi occupo della parte food, creazione e scrittura delle ricette, Giorgia provvede alla parte artistica, curando grafica e contenuti social. Per quanto riguarda invece la gestione del B&B entrambe ci dedichiamo all’accoglienza dei nostri ospiti, dividendo però la parte burocratica in base anche ai nostri percorsi di studi quindi le parole e scartoffie a me, conti e numeri a Giorgia.
Chi sono, invece, nella vita di tutti i giorni Giorgia e Martina? Com’è essere gemelle?
Bella domanda. Riassumo tutto con tre aggettivi e poi provo a spiegarveli. Perfezioniste, iperattive, oneste. Siamo delle perfezioniste consapevoli che la perfezione non esiste; quindi cerchiamo di coglierla nella bellezza della natura e nei gesti di chi ci sta vicino. Siamo in grado di sorprenderci per un fiorellino in mezzo ai campi quanto delle mani vissute di un anziano che lavora la terra. Per noi la perfezione è proprio in queste cose. Iperattive, perché abbiamo sempre mille idee e l’essere gemelle ci aiuta a controllare questa iperattività bilanciandoci reciprocamente. Io sono molto impulsiva, Giorgia è più razionale ma allo stesso tempo io sono più pragmatica e spesso riporto Giorgia nella realtà, dal mondo dei sogni in cui spesso potrebbe perdersi. Oneste, è un aggettivo che ci piace molto e credo sia anche il nostro vero punto di forza. Ci piace essere trasparenti con le persone con cui ci confrontiamo. L’onestà non solo verso gli altri ma soprattutto verso noi stesse ci ha portato a dire diversi no e a ricevere delle porte in faccia. In tutto questo essere gemelle significa capirsi con uno sguardo, fidarsi, rimproverarsi e fare pace subito dopo, raddoppiare le emozioni, gioire doppiamente per i successi ma anche soffrire il doppio per le sconfitte.
Quali sono gli studi e le esperienze professionale che vi hanno portato a ideare questo progetto? Insomma, come è nato e da dove siete partite? Quali le difficoltà?
Apparentemente la prima parte dei nostri studi può sembrare lontana da quello che facciamo oggi (Io sono laureata in Economia Europea, Martina in Scienze dei Servizi giuridici, entrambe presso l’Università degli Studi di Milano, città nella quale viviamo), in realtà ci hanno dato delle basi economiche e giuridiche fondamentali per strutturare un progetto imprenditoriale. Adesso stiamo per terminare la specializzazione così da poter coniugare i nostri studi con il nostro lavoro; io mi sto specializzando in Economia del Turismo e Martina in Giurisprudenza. Vivere l’esperienza universitaria in una città come Milano è entusiasmante ma allo stesso tempo può diventare frustrante nel momento in cui si deve dipendere economicamente dai propri genitori, proprio questo ci ha spinto ad accogliere nel nostro appartamento ospiti provenienti da ogni parte del mondo, ed è stata una grossa gavetta che però, a livello umano più che economico, ci ha dato tantissimo. Conoscere culture così diverse e lontane, non solo geograficamente, dalla nostra, ci ha arricchite enormemente e proprio questo ci ha poi portato ad avviare la nostra attività in Puglia. Ci piacerebbe che l’accoglienza non fosse vista come fine a sé stessa, ma principalmente come un’occasione di scambio a 360 gradi, quindi sotto un punto di vista culinario, culturale, religioso, linguistico. Grazie ai racconti dei nostri ospiti, racconti autentici, non letti su un libro, ma raccontati da chi alcune esperienze le ha vissute davvero, abbiamo viaggiato con la mente e ci siamo anche molto emozionate ad esempio dopo aver “vissuto” un matrimonio in Pakistan, una cena russa o un concerto in Sudamerica.
Quali sono gli obiettivi che vi siete poste?
I nostri obiettivi sono stati un po’ stravolti dalla pandemia. Molti erano concentrati nella stagione estiva e alcuni sarebbero dovuti venire nella fase successiva tra ottobre e novembre. La vita è imprevedibile, ma abbiamo le spalle larghe e quindi senza piangerci addosso abbiamo deciso di invertire la direzione spostando l’ordine dei nostri obiettivi, un po’ come gli ordini degli addendi, con l’augurio che anche in questo caso il risultato non cambi. Nei prossimi giorni ci sarà il lancio della prima PalÈat Box, una box contenente ingredienti tipici del nostro territorio, attraverso la quale porteremo il nostro B&B, la Puglia e i suoi sapori e anche un po’ di noi, nelle case dei nostri clienti, facendoli vivere una delle tante esperienze che avrebbero potuto vivere (e mi auguro potranno vivere in un futuro non troppo lontano) nella nostra struttura, direttamente a domicilio. Abbiamo infatti pensato che se i turisti non possono ancora venire in Puglia è la Puglia che potrà raggiungere loro. Come? Attraverso le nostre box che anche nel packaging esprimono questo concetto di spostamento immaginario del B&B, il quale si è trasformato quindi in un B&B viaggiatore! (Sveleremo tutto nei prossimi giorni sui nostri canali social).
Perché avete scelto il nome “PalÈat”?
È nata prima l’idea e poi il nome. L’idea era quella di disporre su un tagliere tondo gli ingredienti necessari per la realizzazione di una ricetta, e la disposizione doveva essere una vera composizione artistica che non comunicasse solo la ricetta fine a sé stessa, ma qualcosa in più. Quindi il nome PalÈat doveva riassume tutto il concetto che noi esprimevamo attraverso l’impatto visivo delle nostre creazioni. Un ragazzo una volta ci ha scritto “PalÈat è come una canzone pop, quando ti entra in testa non la dimentichi più”, noi volevamo proprio questo, un nome breve, facile da pronunciare (pal-it) e che racchiudesse l’essenza del progetto: Palette (tavolozza del pittore, quindi la parte artistica) + eat (mangiare, la parte culinaria).
Quanto ha influito in questo progetto l’essere nate al Sud?
Tantissimo. Nascere al sud è un’opportunità. Forse è proprio vero che ci si rende conto della ricchezza che si possiede quando la si perde o ci si allontana. Mi rendo sempre più conto che sono proprio le persone che vanno via dal Sud quelle che poi lo amano e lo apprezzano di più. Il Sud non è solo poesia, come spesso raccontiamo attraverso le nostre tavolozze, è anche dolore, difficoltà, una realtà sociale complessa a volte difficile da comprendere se non la si è vissuta. Una terra amara, la definì Modugno; una terra amara che è impossibile non amare. Noi, ci rendiamo conto di essere delle ragazze privilegiate. Tutto ciò che siamo oggi, però, è il frutto di tanti sacrifici che una terra come la Puglia a volte impone. Dov’è quindi l’opportunità di cui parlavo inizialmente? Il contatto stretto con la natura, con le tradizioni, ci hanno permesso di fondare il nostro essere su dei valori che per esempio molti stanno riscoprendo in questi mesi chiusi in casa. L’importanza della famiglia, dei rapporti umani, di quel contatto fisico e morale di cui avevamo dimenticato l’essenza e che stiamo riscoprendo proprio ora che non possiamo averlo. Il legame con la nostra terra per noi è qualcosa di viscerale, non so se dipende da una forma caratteriale, ma siamo davvero grate al nostro Sud. Chi va oltre la tavolozza, oltre i colori, oltre i testi che scriviamo, riesce a leggere sicuramente tutto questo.
Che rapporto avete con l’Arte e come mai avete scelto di legare Arte e Cibo?
L’arte e la bellezza sono ovunque intorno a noi. Noi l’arte la ritroviamo in tutto. Non si limita alla visita di un museo o di una mostra d’arte. Le nostre competenze nel mondo dell’arte si limitano alle conoscenze acquisite nel percorso di studi pre-laurea e poi esclusivamente ad una passione personale e autodidatta. Quindi diamo all’arte un valore più ampio che si riassume nel concetto di “esprimersi”. Per noi l’arte è uno strumento per esprimerci. Per fare un esempio pratico, la nostra arte non è racchiusa tanto nella composizione della tavolozza, quanto nell’idea che ci sta dietro, nell’emozione che la composizione stessa suscita, quella per noi è l’arte. La progettualità, in termini di colori e disposizione degli ingredienti. Quindi unire questo concetto al cibo, per esempio alla ricetta delle polpette al sugo, significa che l’arte sta nella preparazione che esse richiedono, nella dedizione e nel tempo che le nonne e le mamme ci dedicano, nell’amore per soddisfare e rendere felici gli altri, nella condivisione a tavola, nella gioia dei più piccoli nel mangiarle. Arte e cibo quindi si mescolano e diventano uno strumento per comunicare storie, tradizioni e quotidianità. Sono il nostro strumento per esprimerci.
Voi siete entrambe molto belle e gemelle. Sareste potute diventare Influencer di successo giocandovi carte certe. Eppure ci avete “rinunciato” per mettere in risalto il vostro talento. Come funziona il lavoro di Influencer enogastronomico e come si sviluppa nella vostra attività quotidiana? Quanto impegno richiede?
“La bellezza aiuta” -dicono – “la personalità e il coraggio di più” aggiungiamo. Il coraggio di fare le cose diversamente. Innanzitutto grazie per il complimento, ma soprattutto grazie per questa domanda. PalÈat è un progetto femminile e noi crediamo tantissimo nel ruolo della donna all’interno della società. Perché partiamo con questa premessa? Perché, seppur la nostra società abbia fatto dei passi in avanti, ancora oggi ci tocca confrontarci con frasi come “Voi avete successo sui social perché siete belle” o peggio, leggere commenti sull’acconciatura della bravissima Giovanna Botteri. Sicuramente rispetto a molti Paesi del mondo, in Italia, come donne, siamo fortunate; tuttavia continua ad essere un paese maschilista, in cui le donne continuano ad essere discriminate, anche se forse in modo più sottile rispetto ad alcuni decenni fa. Una donna bella non può essere prima di tutto brava? E la bellezza solo un accessorio? No, ahimè, non è sempre così. Spesso la bellezza deve essere giustificata e talvolta il successo di una donna viene attribuito in primis alla sua bellezza, a discapito del suo talento. Per due come noi che non hanno mai puntato sul proprio aspetto estetico, questo succede spesso, ed è svilente. Non siamo ipocrite, anche la bellezza può avere i suoi vantaggi. Ma ci chiediamo, di quale bellezza stiamo parlando? La bellezza è qualcosa di così soggettivo che è davvero complesso parlarne. Ma tra le mille sfumature che essa ha, noi abbiamo scelto di sviluppare quella che è più vicina al nostro essere più che all’apparire. Al “belle” preferiamo il “brave”, ovviamente se il “belle” viene inteso come l’affermazione sminuente citata prima. Nel nostro percorso sui social abbiamo incontrato tantissime donne impegnate in professioni diverse tra loro e di alcune non conosciamo neanche il volto, ma per noi sono bellissime. Perché l’essenza della bellezza di una donna risiede proprio in ciò che è e non in come appare. Quindi si, abbiamo rinunciato a qualcosa di più “facile” per dare spazio a ciò che siamo. Le nostre PalÈat sono un po’ come noi donne, diversamente belle l’una dall’altra ma ciascuna con delle sfumature che le rendono uniche solo agli occhi di chi riesce ad andare oltre alla foto e quindi all’aspetto estetico. Ci fa molto piacere che più del 60% del nostro pubblico sia femminile e che la componente maschile, seppur in minoranza, apprezzi i nostri contenuti più che il nostro aspetto fisico. Forse ci siamo dilungate un po’, quindi rispondiamo brevemente a come si sviluppa la nostra giornata lavorativa. Abbiamo un nostro piano editoriale, pertanto sappiamo cosa pubblicare ogni giorno e quali temi affrontare. I contenuti social li creiamo 1-2 giorni alla settimana per poterci dedicare in maniera completa all’accoglienza dei nostri ospiti. Concludiamo ironicamente con una celebre frase dell’attrice Rebel Wilson, che riassume quanto abbiamo detto poc’anzi: “Che hai da fissare?! Smettila! Che c’è, non hai mai visto una donna affascinante, sensuale e bellissima che potrebbe tranquillamente fare la modella se non amasse così tanto la pizza?”
Quali sono i punti di forza per avere successo nella vostra professione?
Per utilizzare un linguaggio culinario vi dico che non credo ci sia una ricetta per il successo, credo però che ci siano degli ingredienti indispensabili, un po’ come uova, guanciale e pecorino per la carbonara. Direi che ci vuole una buona dose di coraggio per esporsi, tanta determinazione per raggiungere gli obiettivi prefissati, un pizzico di creatività, essere autentici perché fingere di essere qualcuno che non si è alla lunga stanca e la gente lo capisce, ma soprattutto, riteniamo che un ingrediente fondamentale sia l’umiltà. Forse siamo troppo severe con noi stesse, ma crediamo che per noi il successo sia ancora molto lontano, c’è tantissimo lavoro da fare e tanto ancora da migliorare.
E i punti di debolezza?
La costante paura di fallire. Siamo giovani e abbiamo tanta strada da fare, stiamo vivendo un periodo storico molto difficile sotto diversi aspetti, quello economico è il più evidente ma non è da sottovalutare quello psicologico. C’è tanto pessimismo nell’aria, del malcontento in generale, è facile in alcuni giorni farsi prendere dallo sconforto. In questo forse l’essere gemelle ci aiuta perché se crolla una, l’altra funge da sostegno e viceversa. Siamo tendenzialmente due ragazze positive, ottimiste ma anche realiste, quindi piuttosto che abbandonarci alle lamentele preferiamo reagire. La difficoltà è reagire appunto, ma il consiglio che ci sentiamo di dare è di trovare sempre un appiglio per continuare e non mollare mai. Nel nostro settore c’è tantissima concorrenza, bisogna esser bravi a non omologarsi e a restare autentici.
Che tipo di follower ha un influencer enogastronomico? Cosa vi chiedono e quali i risultati che si aspettano da voi?
Sono sicuramente persone che amano il cibo e la cucina, ma non è da sottovalutare anche l’aspetto culturale e della tradizione che per molti è davvero il motivo in più per seguirci. Più che per le ricette, che con nostro piacere vengono spesso replicate, credo che da PalÈat ci si aspetti sempre l’effetto “WoW”. Noi ci auguriamo di poterlo garantire sempre. Ci fa sorridere quando quello che per noi è “WoW” a volte non lo è per gli altri o viceversa. Non ci aspettavamo per esempio il grande successo delle PalÈat dedicate ai sette peccati capitali, invece associare un ingrediente della nostra quotidianità ad un peccato capitale sembra aver colpito la maggioranza della nostra community e tanti sono stati i riscontri positivi.
Se un’adolescentevi chiedesse cosa, secondo voi, dovrebbe fare per diventare una Influencer di successo, cosa le consigliereste?
Il primo consiglio sicuramente è quello di credere nei propri sogni e soprattutto impegnarsi per realizzarli, con la consapevolezza che nulla è impossibile se si è disposti a fare enormi sacrifici. Bisogna dedicare molto tempo non solo alla creazione dei contenuti, ma anche alle persone che ci dedicano il loro tempo anche solo per un saluto. Non bisogna mai dare nulla per scontato. Bisogna saper ascoltare. Molte delle nostre idee nascono proprio dalle chiacchierate con la nostra community. L’adolescenza è un periodo della vita molto delicato che ciascuno di noi ha vissuto. Vediamo molti adolescenti con milioni di follower e sinceramente noi ci chiediamo come questi ragazzini riescano a gestire la pressione del giudizio che inevitabilmente si crea quando si ha un seguito così importante. La maturità, che si assume col tempo e con l’esperienza, necessaria per affrontare le critiche degli altri ma anche il giudizio di sé stessi, credo che a quindici anni sia impossibile possederla. Quindi un altro consiglio è quello di farsi accompagnare sempre durante questo percorso da persone più adulte, magari i propri genitori, i cui consigli non sono sacri ma sicuramente disinteressati e sinceri. Accettare le critiche costruttive per migliorarsi e trasformarle in input, per creare qualcosa di nuovo, lasciar perdere insulti o critiche distruttive che invece sono dettate solo dall’invidia e cattiveria. Il nostro motto è “bisogna essere gentili e avere coraggio”.
Dove possono seguirvi i lettori di questo magazine?
Instagram e Facebook sono i canali social dove siamo più presenti. Da qualche settimana abbiamo aperto la nostra pagina su TikTok dove curiamo più l’aspetto artistico e ludico delle PalÈat. Tutto questo nell’attesa della realizzazione del sito per il nostro blog, che è prevista a breve. Al momento siamo separate, io sono in Puglia e Martina è a Milano, però non escludo che appena ci riuniremo faremo uscire il nostro lato più ironico. Anche l’autoironia sui social, come nella vita, è molto importante, non bisogna mai prendersi troppo sul serio.
Quali saranno i vostri prossimi progetti e i vostri prossimi appuntamenti sul web?
Il primo appuntamento sarà il lancio della PalÈat Box, come abbiamo già detto PalÈat B&B si trasformerà in un “Bed & Breakfast viaggiatore” almeno finché non sarà possibile di nuovo riaprire la struttura. La nostra priorità nei prossimi mesi sarà quella di garantire agli ospiti non solo un soggiorno piacevole ma in sicurezza, dobbiamo quindi aspettare per capire come convivere con l’emergenza sanitaria, senza privare gli ospiti delle esperienze che avevamo ideato per loro. Un grande ruolo lo avranno gli spazi aperti delle nostre campagne, vigneti e uliveti. La Puglia offre molte alternative e se le spiagge non saranno accessibili sicuramente questa potrebbe essere un’occasione per sviluppare altre forme di turismo, quello enogastronomico in primis. Prossimamente avvieremo anche il nostro blog con tante novità e rubriche interessanti che ci auguriamo possano coinvolgere tante persone.
Come volete chiudere questa chiacchierata e come volete lasciare i lettori di questo magazine?
Prima di tutto vogliamo ringraziare voi, Andrea e Camilla, per le domande che ci avete posto e che ci hanno permesso di raccontare un nostro lato più intimo e personale. Chi leggerà questa chiacchierata avrà a disposizione un tassello in più per comprendere le nostre PalÈat. Concludiamo dicendo a tutti i giovani che ci seguono di CREDERE NEI PROPRI SOGNI. Il più delle volte questa può sembrare una frase di circostanza, vana, detta senza una reale cognizione di causa, ma ripensando al tortuoso iter di Palèat, dalla sua genesi ad oggi, beh, possiamo affermare di aver realizzato, almeno in piccola parte, un nostro grande sogno: creare un progetto lavorativo tutto nostro che ci rappresentasse nella sua interezza, dall’arte, al cibo, all’accoglienza e alla condivisione. Chi ci conosce sa che siamo davvero l’insieme di tutti questi elementi e Palèat sembra essere la nostra missione, oltre che uno stile di vita a tutto gusto, o meglio, a tutto tondo, come il nostro tagliere, che è diventato ormai il nostro marchio di fabbrica. Ci sarà sempre qualcuno che vi scoraggerà, che vi farà perdere l’entusiasmo e che vi dirà che state credendo in qualcosa che non esiste e che mai esisterà: proprio quello è il momento giusto per continuare, per non mollare e per dare ancora di più. Ringraziamo chi ci ha dedicato del tempo nel leggere le nostre riflessioni, augurandoci che siano state di vostro gradimento, e ricordate: bisogna essere gentili e avere coraggio. Un abbraccio virtuale a tutti voi dalle Palèat.
di Andrea Giostra e Camilla Cuparo
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