Stefania Savino, scrittrice romana si racconta… «Scrittore è colui che crea, colui che riesce a trasmettere idee e ritratti, emozioni e stati d’animo…»
Ciao Stefania, benvenuta e grazie per la tua disponibilità. Sei una donna di cultura, appassionata alla scrittura e alla letteratura tanto che hai deciso, ad un certo punto della tua carriera professionale, di scrivere e pubblicare i tuoi scritti. Ma intanto, se volessi presentarti ai nostri lettori, cosa diresti loro di Stefania Savino? Chi è questa donna nella sua professione e, se vuoi, nella vita quotidiana?
Salve a tutti e grazie a te, Andrea, che mi offri la possibilità di raccontare un po’ di me a chi avesse voglia di leggermi. Sono moglie e madre di due adolescenti, insegnante di scuola primaria e, da più di trent’anni, non ho ancora smesso di essere bambina tra i miei bambini. L’essere insegnante ha sempre fatto di me una donna felice ed innamorata del proprio lavoro. Amo la lettura, la scrittura, la musica e l’arte. Da qualche anno ho dato voce alla passione per la scrittura pubblicando diversi racconti per l’infanzia, saggi e manuali per alcune Università, un libro di poesie e un racconto per adulti. Devo confessare però che l’avventura nel mondo della scrittura è nata in tempi lontanissimi, forse quando ho imparato ad impugnare la penna. Mi è sempre piaciuto leggere e, di conseguenza, scrivere. Dalla lettura per piacere e non per obbligo – elemento fondamentale che ho sempre cercato di tramandare ai tantissimi alunni che ho avuto il piacere di incontrare nella mia carriera scolastica – ho attinto diversi stili che, con il passar del tempo, cerco ancora di perfezionare. Con la scrittura ho apprezzato un nuovo modo di comunicare con il mondo che mi circonda delineando i miei stati d’animo, le mie continue emozioni, i miei pensieri e le mie tristezze. I miei libri sono pubblicati con una giovane casa editrice la SaMa Edizioni, fondata a Roma nel 2017 che si occupa di narrativa generale e per l’infanzia, saggistica, manualistica universitaria, poesia e arte. Il bilancio delle mie pubblicazioni, dopo solo due anni, è più che positivo ed ammonta a 12 libri tra narrativa per l’infanzia, poesie, manuali universitari, saggi e racconti. La prima pubblicazione dal titolo “Riflessi” raccoglie una serie di poesie e pensieri sparsi che da epoche remote custodivo in un cassetto e, dopo un po’ di tempo, ho sentito la necessità di dedicare a tutti coloro che amano fantasticare e sognare come me. Riguardo i racconti per bambini, lavorando da più di trent’anni nel mondo della scuola, ho avvertito la necessità di dar voce a tutte quelle emozioni semplici, ma allo stesso tempo profonde e genuine che solo i bambini possono trasmettere.
Quali sono secondo te le caratteristiche, le qualità, il talento, che deve possedere chi scrive per essere definito un vero scrittore? E perché proprio quelle?
Essere definito un vero scrittore presuppone il possesso di determinate caratteristiche? Non ne sono convinta. Scrittore è colui che crea, colui che riesce a trasmettere idee e ritratti, emozioni e stati d’animo, paure e gioie. Il come venga scritto tutto ciò e trasmesso non ha la priorità, secondo il mio personale punto di vista. Credo sia importante inquadrare il punto di vista del lettore o dello spettatore. Colui che legge o colui che ammira un’immagine (sia essa costituita da parole o da colori e linee) ne percepisce il tutto e poi costruisce la sua visione, legge le emozioni che ne sono scaturite, respira la dolcezza o la durezza di ciò che è evidente. Ogni storia, ogni scritto è un mix di elementi che non necessariamente deve seguire determinate regole stilistiche di scrittura. Ogni storia prende vita strada facendo, i personaggi saltano fuori come un coniglio dal cilindro di un mago e il linguaggio è esattamente quello che muove le corde più delicate del cuore; le corde più sensibili e sonore, quelle che poi inevitabilmente lasciano il segno indelebile nella mente di chi legge. Personalmente sono convinta che scrivere sia un dono, un atto gratuito da offrire. Ogni attimo della mia vita si nutre di empatia, sempre e ovunque; di conseguenza è una costante nei miei scritti. Io vivo di empatia e i miei alunni lo sanno! Guardare il mondo attraverso i loro occhi è sempre stata una priorità per me. Ho sempre lavorato tenendo presente chi è di fronte, cosa prova in un determinato momento l’altro e quale nome posso dare a ciò che provo in una situazione. È necessario porsi empaticamente nei confronti dell’altro, attraverso un ascolto emotivo oltre al fatto di esternare i sentimenti in modo tale da poterli condividere con gli altri. L’empatia è alla base di ogni mio rapporto, mi rende felice e libera, mi fa gustare le bellezze della nostra individualità in relazione a chi mi circonda in ogni ambito: a scuola, in famiglia, nel gruppo dei pari e nel quotidiano.
Secondo te, oggi, è importante scrivere, raccontare con la scrittura?
Scrivere è un po’ come sognare fra le righe di un quaderno, fantasticare su una pagina bianca e renderla magicamente colorata. Personalmente ho sempre avvertito la necessità di mettere nero su bianco principalmente per esternare il mio mondo interiore, fatto di emozioni da donare agli altri con la certezza che qualcuno, leggendo, ci si possa ritrovare.
Quanto è importante vincere un premio letterario per la carriera di uno scrittore, di un poeta? E perché occorre partecipare ai premi letterari?
Per la carriera di uno scrittore o di un poeta, vincere un premio letterario è un’immensa soddisfazione che risponde un po’ alla fatica che si sperimenta ogni volta che si scrive qualcosa. Non è sempre facile riuscire a trasmettere ciò che realmente si desidera e, il riconoscimento di un premio, è una sorta di stimolo a continuare, a proseguire sulla stessa strada.
Charles Bukowski, grandissimo poeta e scrittore del Novecento, artista tanto geniale quanto dissacratore, a proposito dei corsi di scrittura diceva … «Per quanto riguarda i corsi di scrittura io li chiamo Club per cuori solitari. Perlopiù sono gruppetti di scrittori scadenti che si riuniscono e … emerge sempre un leader, che si autopropone, in genere, e leggono la loro roba tra loro e di solito si autoincensano l’un l’altro, e la cosa è più distruttiva che altro, perché la loro roba gli rimbalza addosso quando la spediscono da qualche parte e dicono: “Oh, mio dio, quando l’ho letto l’altra sera al gruppo hanno detto tutti che era un lavoro geniale”» (Intervista a William J. Robson and Josette Bryson, Looking for the Giants: An Interview with charles Bukowski, “Southern California Literary Scene”, Los Angeles, vol. 1, n. 1, December 1970, pp. 30-46). Cosa pensi dei corsi di scrittura creativa assai alla moda in questi anni? Pensi che servano davvero per imparare a scrivere un romanzo, un libro di racconti o di poesie?
Riguardo i corsi di scrittura creativa penso siano un ottimo stimolo per chi voglia sperimentare qualcosa di nuovo e che vada oltre il proprio stile di scrittura. Per imparare a scrivere bisogna, secondo il mio modesto parere, imparare a leggere. Leggere per catturare ciò che di meraviglioso esiste in una successione di parole e, successivamente, avere la capacità di trasferire ad altri le conoscenze acquisite.
In Italia si pubblicano ogni anno circa 65-70 mila nuovi titoli, la media ponderata di vendita di ogni nuovo titolo è di circa 50 copie, mentre chi legge effettivamente l’opera letteraria acquistata non supera il 10%, il che vuol dire che delle 50 copia vendute solo 5 copie vengono effettivamente lette da chi acquista in libreria o nei distributori online. Partendo da questo dato numerico, che per certi versi fa impressione e ci dice chiaramente che in Italia non si legge o si legge pochissimo, secondo te cosa si dovrebbe fare per migliorare questa situazione? Cosa dovrebbero fare gli editori e gli autori per far aumentare il numero dei lettori e degli appassionati ai racconti e alle storie da leggere?
Eh… bella domanda! Da insegnante credo che tutto debba iniziare con la lettura in famiglia poi si dovrebbe proseguire a scuola attraverso letture ad alta voce, gare di lettura, appuntamenti con la lettura, visite in biblioteche, animazioni alla lettura e mille altre occasioni per far sì che, già dalla tenera età, ci si avvicini sempre più ai libri. Da accanita ed inguaribile lettrice ho sempre letto tanto anche ai miei alunni; ho donato lettura sempre, soprattutto in classe, a fine giornata, quando ci si può rilassare e godere un “fare scuola” diverso. E non posso nascondere la gioia che provo quando scovo un alunno che, a testa china, legge di nascosto, un libro poggiato sulle ginocchia sotto il banco, magari anche quando la maestra sta spiegando… è proprio allora che il mio cuore scoppia di gioia e svanisce il rimprovero. “Maestra mi scappa di leggere” dona più gioia di un “Maestra mi scappa la pipì”. (Non sono certa di aver reso l’idea… ma ci ho provato con tutta me stessa!)
Quali sono i prossimi progetti e i prossimi appuntamenti? A cosa stai lavorando?
I progetti sono sempre tanti, la mia mente è perennemente in movimento e la penna scivola con velocità sui fogli. Al momento sto lavorando su un progetto editoriale per adulti e, contemporaneamente, cerco di incanalare le idee per dar vita ad altri racconti per l’infanzia. Inoltre, per allenare la mia scrittura, cerco di mettermi alla prova partecipando a diversi concorsi letterari.
Intervista di Andrea Giostra.
Dove potranno seguirti i nostri lettori?
Stefania Savino
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SaMa Edizioni
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Andrea Giostra
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