Alessia Vegro, sceneggiatrice e produttrice, giovane talento italiano della settima arte.
Ho incontrato Alessia Vegro nella sua città, Padova. Alessia è una giovane sceneggiatrice che ha coltivato fin da giovanissima la passione per la scrittura. Ha studiato al liceo classico Tito Livio, ritenuto da sempre uno dei migliori licei del nostro Paese, per poi continuare i suoi studi al prestigiosissimo DAMS dell’Università di Bologna, dove ha conseguito la Laurea in Cinema, discutendo una tesi sul “Cinema Argentino”. Argentina dove ha passato cinque mesi, proprio per elaborare la sua tesi di laurea e conoscere da vicino l’arte cinematografica del paese dell’America latina. Alessia, dopo essersi occupata di riprese video, montaggio, aver scritto per un Blog di cronaca, per un Blog satirico, e avere accumulato una preziosa esperienza nella realizzazione di video su piattaforme di realtà virtuale, ha deciso di tentare il grande salto nel mondo della settima arte. Il suo primo film, che ha ideato, sceneggiato e prodotto, “E’ un Cerchio Imperfetto”, è stato selezionato in diversi Festival Cinematografici Internazionali, aggiudicandosi il terzo posto come miglior film in Svezia al “RedCorner Film Festival”, il premio “Miglior Produttore” al “MEDff” di Sicilia, e recentemente il grandissimo e brillante riconoscimento canadese al “Toronto International Nollywood Film Festival” dove Alessia è stata insignita dalla Giuria con il “Premio Speciale come miglior donna filmmaker”.
Oggi Alessia ci parlerà della sua passione per la scrittura e per la settima arte, della sua professione in fortissima crescita, delle interessanti prospettive artistiche frutto anche dei recenti riconoscimenti internazionali, e del suo lavoro in Italia e nel mondo.
Benvenuta Alessia, ti ringrazio per aver accettato il mio invito. Ho fatto una breve presentazione della tua storia quale artista cinematografica, che nella nostra chiacchierata cercheremo di approfondire.
Alessia, mi piacerebbe che tu ti presentassi ai nostri lettori. Chi è la Alessia-Donna?
Buongiorno Andrea e grazie per il tuo invito, è un piacere averti qui. Alessia-Donna… a dir la verità mi sento ancora così “bambina” dentro che faccio fatica a trovare una risposta adeguata. Direi che sono una persona che ama la meraviglia e il riuscire a vivere appieno le emozioni. Un’introversa che è sempre felice e curiosa di conoscere persone nuove e un’appassionata di viaggi sia mentali che fisici. Diciamo che a seconda del momento posso essere qualsiasi cosa: testarda e romantica, cinica e sognatrice. In effetti è bella la consapevolezza che dentro di noi siamo “tutto”, anche se ovviamente è più facile negare di possedere dei lati oscuri e dei difetti. Basta guardare i social, no? A volte capita di dare una scorsa all’home page di Facebook e pensare che tutti siano intelligenti, colti, simpatici, ironici… tutti perfetti… fortunatamente ho imparato ad amare ogni aspetto di me, nella mia totale imperfezione. Ma per tornare alla tua domanda, mi piace molto la descrizione di me che ha fatto una volta un mio carissimo amico. Parafrasando: “Alessia è una donna sensibile e dolce ma molto più tenace della maggior parte degli uomini”. Credo di ritrovarmici, anche se quando penso a me stessa mi sento molto più “testaccia dura” che tenace.
Chi è invece la Alessia-Artista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica?
Come dicevo… una testa dura! Non importa quanto impegno, quante rinunce, quanto tempo costerà raggiungere un obiettivo, devo arrivare assolutamente alla meta che mi sono prefissata. Ma credo che oltre ad aver tenacia sia indispensabile essere anche dei visionari quando si dedica la propria vita all’arte. E avere un coraggio indomito per seguire la propria ispirazione. Alessia-Artista è una stacanovista che non si rende conto di esserlo perché scrivere non è tanto un lavoro quanto una necessità. Poi se osserviamo più nel dettaglio Alessia-Produttrice beh… una pazza se vogliamo dar retta a chi ha tentato in tutti i modi di dissuadermi dall’idea di produrre il mio primo film. Ma stando ai risultati ottenuti fino ad adesso direi che è un’amante del rischio e una persona che crede ciecamente in quello che fa. Credo questi due elementi giochino sempre a favore di chi si è focalizzato su mete importanti.
Sappiamo tutti, Alessia, che farsi spazio nel mondo del cinema e dello spettacolo in genere, soprattutto all’inizio della carriera, non è facile per nessuno e spesso bisogna fare altri lavori. Tu prima di dedicarti a tempo pieno alla tua passione artistica, hai fatto altre esperienze lavorative?
Assolutamente sì. E devo dire che sono stata abbastanza fortunata nel riuscire a lavorare comunque in ambiti non troppo lontani dal mio. Mi sono occupata della produzione video presso un’università telematica, ho realizzato alcuni lavori di montaggio, scritto per alcuni blog, realizzato un documentario e diversi video girati su una piattaforma virtuale… Insomma, tutte esperienze che alla fine si sono rivelate utili una volta deciso di realizzare “È un Cerchio Imperfetto”.
Avrai sicuramente letto, Alessia, qualcuna delle mie interviste e saprai che sono un appassionato di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. In uno dei suoi romanzi più noti, “Memorie dal sottosuolo”, pubblicato in Russia nel 1864, ad un certo punto del racconto scrive della “Teoria dell’Umiliazione”. Negli anni novanta alcuni ricercatori americani che si occupano di comportamento umano e di psiche, ne prendono spunto per elaborare una teoria psico-dinamica che sinteticamente possiamo tradurre così: «Sono più le umiliazioni che subiamo nella nostra vita a farci crescere umanamente e spiritualmente e a farci vivere meglio. Sono le umiliazioni che subiamo che ci insegnano a sbagliare sempre meno. Si impara dalla propria esperienza di vita e dai propri errori, soprattutto quando sono gli altri a farceli notare e magari ridono apertamente di noi!». Ogni uomo e ogni donna, nella sua crescita di vita e nella sua carriera professionale, subisce certamente delle umiliazioni che lasciano sempre un segno soggettivo, profondo ed importante al contempo per diventare più forti e più consapevoli delle proprie qualità e dei propri limiti. Nella tua carriera artistica, Alessia, le tue “umiliazioni professionali” – se così possiamo definirle! – soprattutto quelle giovanili, cosa ti hanno insegnato?
Onestamente? Vorrei averne avute! Perché è vero che le umiliazioni sono delle grandi maestre di vita. La cosa davvero triste in Italia è che se provi ad immetterti in certi ambienti tu non riesci neanche a ricevere umiliazioni: dovrebbero aprirti la porta e farti parlare almeno cinque minuti prima. In Italia quello che vivi, piuttosto, è la delusione e la disillusione. Delusione perché da giovane sognatrice ti dipingi in testa come sarà il tuo futuro e sei certa che passione, impegno, perseveranza prima o poi frutteranno qualcosa… invece fruttano solo la fatica di proteggere con tutta te stessa i tuoi sogni e non farteli strappare dal cinismo altrui. Disillusione perché per tutta la vita hai sentito parlare di questo mondo fantastico dove vige la legge della meritocrazia… salvo poi trovarti in una realtà dove non ti viene data la possibilità di scoprire se il tuo lavoro merita un riconoscimento o meno. Ma anche in questo caso puoi trarne degli insegnamenti se solo hai la forza di continuare a credere: scopri che puoi farcela anche da sola, che non è obbligatorio scendere a compromessi per raggiungere un obiettivo, che tutta la fatica e il tempo che impieghi ad arrivare ti hanno temprata e arricchita, che festeggiare un traguardo ha senso quando l’hai raggiunto con le tue sole forze.
Leggendo queste esperienze da una prospettiva diversa, recuperando quello che dicevano gli antichi latini: «Non destruit quod me fortiorem facit» (Quello che non mi distrugge, mi rende più forte), cosa vuoi aggiungere?
Che mentre si va avanti nonostante tutte le avversità bisogna ricordarsi che la legge del Karma è una certezza tanto quanto quella di gravità: dà sempre il massimo e alla fine ti tornerà indietro e quelli che ti hanno ostacolato in tutti i modi… beh, il loro karma sarà meno roseo quindi non sprecare energie a portare rancore, ci penserà la vita a tirare le somme.
A questo proposito un’altra importante verità è quella di Geoffrey Chaucer (1340-1400), divenuto famosissimo per uno dei suoi bellissimi Poemi, “I Racconti di Canterbury” (1478). Chaucer fa dire ad uno dei protagonisti di un altro suo importante Poema, “Troilo e Criselide” (XIV sec.) «Guai a chi è solo, perché se cade, non ha alcuno che lo soccorra.» Cosa ne pensi di queste parole?
Con tutto il rispetto per l’immenso Chaucer, direi “guai a chi si aspetta che siano gli altri a doverlo soccorrere”. Credo sia importante avere qualcuno che ti stimoli e ti supporti ma la forza di rialzarti la devi trovare dentro di te, nessuno può rimetterti in piedi, a meno che tu non sia un burattino nelle mani di Mangiafuoco…
Ti ricordi quando hai deciso di fare l’Artista, di dedicare la tua vita al Cinema? Che età avevi? Cosa pensavi allora, da ragazzina sognatrice, del mondo del Cinema, dello Spettacolo, dell’Arte in generale?
Veramente il colpo di fulmine per il Cinema è arrivato alquanto tardi, ossia al primo anno di università. Fino a quel momento il mio obiettivo era sempre stato uno: diventare scrittrice. Ho seguito questa passione fin da quando avevo 8 anni, da qui anche la scelta di frequentare il liceo classico. Dopo la maturità, dovendo scegliere l’università, avevo optato per il DAMS di Bologna perché avrebbero dovuto attivare l’indirizzo di linguaggi multimediali, progetto poi saltato. Nel frattempo però, seguendo le prime lezioni di Cinema, ho scoperto un’altra Sirena che mi chiamava a gran voce e l’unica cosa che sono stata in grado di pensare è stata: “Del resto anche il Cinema ha bisogno di qualcuno che scriva!”
Certo, sapevo fin da piccola che la strada che avevo intrapreso non era delle più semplici, soprattutto per una ragazza che viene dalla provincia padovana e non ha contatti di alcun tipo. Ammetto però che avevo anche un po’ l’illusione di vivere in un Paese in cui qualche piccolo spazio fosse concesso a chi se lo meritava. Come ho scoperto sulla mia pelle, mai idea è stata più sbagliata. Quando provi a bussare alle varie porte o invii del materiale per lo più non si degnano neanche di guardare attraverso lo spioncino: tanto chi fa parte della loro cerchia ha la chiave, di certo non ha bisogno di suonare il campanello… Il tutto sta nel comprendere che, in fin dei conti, non hai a tutti i costi bisogno di qualcuno di potente che ti spalleggi, non hai bisogno di scendere a compromessi, hai te stesso, la tua perseveranza e la tua arte. La strada sarà più lunga ma che importa? L’importante è che quando arrivi alla meta tu possa godertela sapendo che è grazie alle tue forze che ci sei arrivato.
I tuoi genitori sono stati tuoi alleati oppure hanno cercato in tutti i modi di dissuaderti?
Direi che il momento di massima intelligenza nella mia vita l’ho avuto quando ho scelto la famiglia in cui nascere! I miei genitori sono due persone che, viste da fuori, sono normalissime. Grandi lavoratori, dediti alla famiglia, piedi ben piantati per terra. E sicuramente non sarebbe dispiaciuto loro se, dopo il liceo, avessi scelto una facoltà più “classica”. Tutto quello che si son limitati a fare ogni volta che io prendevo qualche decisione è stato mettere piccoli “ostacoli” fatti di domande: “sei sicura?”, “guarda che è difficile, dovrai studiare tantissimo e impegnarti”, “e poi che sbocchi hai?” Ma sono sempre stata molto tenace e non mi sono mai data per vinta di fronte alle difficoltà quindi, vedendo la mia determinazione, mi hanno sempre supportata e lasciata libera. Forse per loro non è stato semplicissimo vedermi partire così spesso per andare lontano anche per lunghi periodi ma non me l’hanno mai fatto pesare. Come non mi hanno fatto mancare il loro sostegno e il loro aiuto anche quando mi sono tuffata nell’esperienza di produrre il mio primo film. Ora se posso festeggiare è in primo luogo grazie a loro e all’immenso amore che hanno sempre avuto per me. Ma sarei ingiusta a non nominare anche mia sorella Jessica: la mia migliore amica nonché la malcapitata che si è trovata a fare da ascoltatrice a tutti i miei sfoghi e da fan quando avevo bisogno di una spinta. Alla fine sono loro tre i miei supporter più grandi e davvero non so se avrei qualche successo da festeggiare se non fosse stato per tutti loro.
I grandissimi artisti hollywoodiani amano dire: “to become a great artist you have to choose: either work or love” (per diventare un grandissimo artista devi scegliere: o il lavoro o l’amore). Tu, Alessia, cosa ne pensi di questo detto statunitense?
Credo di trovarmi perfettamente d’accordo. Per riuscire ad avere entrambi, ovviamente gestendoli nel migliore dei modi, serve un grandissimo equilibrio interiore e già il suo raggiungimento è una sorta di lavoro a tempo pieno. Del resto se ci soffermiamo proprio sul quel mondo vediamo molte più coppie di “grandi” scoppiate rispetto a quelle che sono durate per tutta la vita. Credo molto dipenda anche dalle persone che incontri lungo la strada. Se trovi qualcuno che condivide i tuoi interessi e le tue aspirazioni, e per questo in grado di accettare anche il fatto che il lavoro ti possa assorbire completamente per un periodo di tempo indeterminato, in quel caso si riesca a costruire un rapporto importante e duraturo. E non parlo solo di relazioni di coppia ma anche di amicizia. Ma ci vuole tanto, tanto impegno, ed è difficile trovarlo anche nelle coppie che non coinvolgono artisti. Quale può essere il segreto, a mio avviso, per riuscire ottimamente in entrambi i campi? Un duro lavoro su sé stessi per imparare ad amarsi fin nel profondo. In questo modo non si cercherà in tutti i modi di arrivare a conquistare gli obiettivi, ma si camminerà serenamente lungo la propria strada fino a quando essi, spontaneamente, arriveranno da te.
Alessia, se adesso qui, mentre parliamo, si avvicinassero due bambini di dieci anni e ti chiedessero: «Alessia, ci spieghi cos’è l’Arte?». Cosa risponderesti loro?
Beh, credo che per prima cosa mi commuoverei e li abbraccerei forte perché se due bimbi riescono a porre queste domande significa che l’umanità è ancora distante dal collasso… E spiegherei loro che non c’è una definizione univoca di Arte. Ce ne possono essere tante quanti sono gli esseri umani perché ognuno la percepirà sempre attraverso i suoi pensieri, le sue idee, le sue emozioni, la sua storia… E poi direi loro che a mio avviso Arte è ciò che trae origine dal bisogno di una persona di esprimere un’idea, un ideale, un pensiero. Arte è un collegamento che non conosce confini, ogni punto o nota o lettera in grado di trasmettere emozioni. E che il fare Arte è una necessità che ti nasce da dentro, che non puoi spiegare a parole ma che, semplicemente, senti. E credo che Arte sia anche uno degli aggettivi di Amore: nessuna emozione che non parta dal cuore verrà mai comunicata, espressa, manifestata e, soprattutto, compresa da un fruitore.
A cosa stai lavorando adesso, in questi ultimi mesi? Cosa puoi raccontarci?
In realtà in questo momento sono alle prese con una nuova sceneggiatura. Si tratta di un progetto ancora ai primissimi stadi quindi… la scaramanzia è d’obbligo. Posso anticiparti però che in questo caso indosserò solo i panni, a me più congeniali, della sceneggiatrice e mi sto godendo fino in fondo l’avventura di dare voce a nuovi personaggi. Prima di tuffarmi in questa nuova storia, invece, ho voluto provare ad indossare i panni della scrittrice mettendomi alla prova con il mio primo romanzo, vedremo come andrà! In entrambi i casi si tratta di due storie completamente diverse da “È un Cerchio Imperfetto” e credo che questo dipenda un po’ dal fatto che l’arte per me riprende la vita e se la vita è un grande contenitore del Tutto, allora chi fa arte, di qualsiasi tipo, non dovrebbe esimersi dal cambiare, sperimentare, percorrere strade diverse. E poi vuoi mettere la gioia di poter metterti in gioco ogni volta?
Ti piacerebbe raccontare la tua esperienza in giro per il mondo a presentare il tuo film “È un Cerchio Imperfetto” in prestigiosi festival cinematografici? In particolare l’ultimo, il “Toronto International Nollywood Film Festival”?
Beh, lo vedi anche tu, solo a sentir nominare Toronto mi brillano gli occhi. Non ero mai stata in Canada e ne ho approfittato per visitare un po’ l’Ontario: luoghi incantevoli che ti accarezzano l’anima. Per me il primo impatto con un festival è sempre una grande emozione: stringi mani e scambi chiacchiere e opinioni con professionisti provenienti da tutto il mondo e hai un’occasione incredibile per confrontarti con persone che parlano una lingua diversa ma usano il tuo stesso linguaggio. Ed il bello è che quando sei all’estero chiunque ti mette al suo stesso livello, anche solo per il fatto che sei là e il tuo film è assieme a quella manciata di lungometraggi arrivati in finale. Non importa che sia la tua prima opera, che per realizzarlo l’hai autoprodotto: sei là, con loro, che magari hanno decenni di esperienze e numerosi successi alle spalle, quindi meriti di essere là. E le critiche che puoi ricevere sono sempre e comunque costruttive e ti aiutano ad aprire la mente perché impari a vedere il tuo lavoro con gli occhi di persone che, provenendo da altre parti del mondo, possono darti feedback che mai ti saresti potuta immaginare. Per non contare poi dei legami che si vengono a creare in appena un paio di giorni, semi di amicizie che poi, con un po’ di costanza, vedrai fiorire nel tempo.
Qual è il tuo fiore preferito, quello che ami ricevere da un Uomo che volesse farti la corte oppure da un Uomo che volesse omaggiarti con un bellissimo mazzo di fiori dopo aver assistito a un tuo film, così come si faceva nel ‘900? E perché proprio quel fiore?
Onestamente, se qualcuno mi regalasse un mazzo di fiori ci rimarrei malissimo: sono contraria al recidere i fiori, la trovo una violenza non giustificata se non dalla vanità umana ai danni della Terra. In compenso gradirei moltissimo un semplice biglietto in cui mi spiega cos’ha amato della storia che ha appena visto scorrere sullo schermo.
Se dovessi scegliere un colore tra il rosso e il blu, quale sceglieresti?
Sempre e comunque blu, in tutte le sue declinazioni. Sono un’amante del mare e il blu mi ricorda i suoi misteri e le sue profondità. E poi ovviamente è il colore del cielo e non conosco nessun artista che non ambisca proprio a quella meta.
Un’ultima domanda che ci porta d’emblée a quando eravamo bambini, pieni di sogni e di belle speranze: qual è il tuo sogno nel cassetto che fin da bambina ti porti dentro e che oggi vorresti realizzare?
Direi che è quello che sto già realizzando: riuscire a comunicare con le persone attraverso i miei scritti. Se poi riuscissi anche a pubblicare il mio primo manoscritto beh, a quel punto potrei iniziare a fare capriole proprio come si faceva da piccoli.
Grazie Alessia per essere stata con me per questa interessante chiacchierata. Sono molto contento di averti conosciuta e di averti ascoltata nel raccontare la tua vita di Donna e di Artista. Non mi resta che augurarti il mio più sincero in bocca al lupo per il tuo futuro professionale, augurando di incontrarti ancora per una bella chiacchierata. Grazie e a presto.
Grazie a te Andrea per questa bella possibilità. Lunga vita al lupo, al cinema, alle belle storie e ai sognatori ad occhi aperti!
Intervista di Andrea Giostra.
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