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Luce
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Nero di seppia

Andrea Camilleri, La rete di protezione, Ed. Sellerio, Palermo, 2017


Scrive Camilleri nei suoi doverosi ringraziamenti di p. 291 di quest’ultimo episodio che vede protagonista il commissario Montalbano, che “La rete di protezione” è il suo primo racconto in cui la storia non è stata scritta di suo pugno, ma l’ha dettata nel 2015 a Valentina che ringrazia “per l’aiuto che lei sa”. All’età di novantadue anni, il più conosciuto e prestigioso degli scrittori italiani viventi, dimostra delle capacità straordinarie ed un talento narrativo sorprendente già solo per questo fatto: è cento volte più difficile raccontarla una storia, che scriverla. Ma questo lo sanno tutti coloro che scrivono e che raccontano.
La lettura dell’ultimo romanzo di Camilleri – in ordine di tempo perché è già pronto il prossimo episodio della serie Montalbano – proietta il lettore in una dimensione che spazia tra Vigàta e Kalmar, tra innamoramenti e tradimenti, tra seduzione e conformismo, tra gli anni duemila e gli anni cinquanta, tra omogeneità e diversità, tra integrazione e autismo, tra esilio narrato e solitudine vissuta, tra prepotenze adolescenziali e coraggiose ribellioni, tra superotto e DVD, tra panza e presenza e protocolli istituzionali, tra siculi pranzi saporiti e striminziti fingherfud di nuova generazione.
Con un Pirandello che citato e chiamato a gran voce dalla narrazione, l’arricchisce di storia e letteratura con l’esplicito invito di leggere “Lontano”, la novella del premio Nobel 1934 per la letteratura, dalla quale, in una sorta di sceneggiatura non originale, è rubata con destrezza la storia filmica della produzione baltica ambientata a Vigàta. Pirandello, geniale scrittore siciliano. Camilleri, ma perché non ha ancora ricevuto il Nobel per la letteratura? L’associazione viene spontanea.
Con l’intrigante metafora sul tempo che inesorabile trascorre, richiamando “il pittori Mimmo Rotella che s’addivirtiva a mostrari il passari del tempo col decollage, scorticando dai mura locandine e avvisi vari”, e il lettore ignaro d’arti visive – immaginiamo – che lascia di botto la lettura per ghiri a vidiri cu’ è stu Mimmo Rotella su internetti.
Non si sa mai quanto Camilleri, nella superba arte del suo narrare siculo, si faccia gioco del lettore e quanto invece voglia comunicare qualcosa di meta-scritto, che vede solo chi ha occhi per vedere, e sentono solo orecchi che vogliono sentire. Ma tutto questo rimarrà un vero mistero che forse solo Montalbano un giorno potrà svelarci per ricoprirlo subitaneamente dopo chiedendo scusa come al granchio del nostro romanzo.
Il fatto allora è che nel racconto de “La rete di protezione” i misteri e i delitti da disvelare e sui quali indagare, forse era meglio non cuitarli comu u cani chi dormi. Scendere negli abissi dei ricordi sepolti, è sempre un’operazione di grande coraggio e sagacia, ma non sempre migliora la via di chi scopre cose che s’erano inabissate opportunamente, cose vecchie che è meglio lassari iri. È forse questo il messaggio di quest’ultimo e bellissimo racconto di Camilleri? Bisogna leggerlo per scoprirlo. Ma sappia da subito il lettore che bisogna possedere occhi che vogliono vedere e orecchi che vogliono sentire.

Recensione di Andrea Giostra
ANDREA GIOSTRA
https://www.facebook.com/andrea.giostra.37
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