Michela Murgia, “Accabadora”, Einaudi Ed., Torino, 2011.
Da leggere assolutamente. Bravissima Michela Murgia. Scrivere con classe di un tema così importante e delicato come l’eutanasia non è affatto facile. Murgia, con grande eleganza letteraria, è riuscita a ridare la giusta connotazione sociale e culturale ad un “dibattito” di cui si sono appropriati inopportunamente e prepotentemente la politica e la religione più ortodossa.
Il valore della vita è un valore assoluto, e su questo non c’è alcun dubbio sia per coloro che credono ed hanno fede in Dio, sia per i laici non-credenti che si contraddistinguono per i sani principi etici e morali delle culture più antiche.
Il dolore e la sofferenza, l’irreversibile e straziante perdita delle funzioni intellettive e cognitive, rimangono sempre un fardello familiare, e accade sempre che né la politica né la religione riescano a “partecipare” e ad alleviare un dramma umano che apre violentemente la porta a soluzioni che solo chi ergendosi a supremo detentore dell’etica e della morale divina e terrena insieme, non riesce a concepire come possibile e doloroso gesto liberatorio di un’anima imprigionata e di una speranza familiare negata.
Non si può aggiungere altro su questo tema e sul romanzo che certamente è da leggere perché tratta di questioni sempre contemporanee e attuali.
Recensione di Andrea Giostra
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ANDREA GIOSTRA
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