Paolo Massimo Rossi, ingegnere e scrittore, ci presenta il suo primo giallo “Un cespuglio di spine” | INTERVISTA
« Ritengo che l’opera letteraria, in definitiva, sia soprattutto parola, ma anche stile e linguaggio. Cioè, nella mia visione del significato dello scrivere, penso che le parole utilizzate debbano essere proposte in una forma linguistica dotata di una propria logica ed impostazione intrinseche, che sono diverse dalla ricerca del sentimento immediato.» (Paolo Massimo Rossi)
Ciao Paolo Massimo, benvenuto e grazie per aver accettato il nostro invito. Ci parli del tuo nuovo romanzo, “Un cespuglio di spine”? Come nasce, qual è il messaggio che vuoi che arrivi al lettore, quale la storia che ci racconti senza ovviamente fare spoiler?
Questa volta hai scritto un romanzo giallo. Come mai hai deciso di lavorare a questo progetto che si discosta dai tuoi precedenti romanzi?
Era giunto il momento di disattendere l’ormai stagionato neo della narrazione introspettiva del protagonista che, quasi atto liberatorio, poteva finalmente svestirsi di una maschera: quella di esprimere il pensiero dello scrittore, del quale, troppo spesso, aveva finito per rappresentare un datato alter ego. In altri termini dovevo superare l’ambigua aporia tra extradiegesi e intradiegesi stilistica e narrativa. Risultato: una scelta di extradiegesi onnisciente e totalizzante, solo tesa al meccanismo della soluzione del mistero.
«Sotto la chiave che potremmo dire di “coscienza”, ce n’è un’altra, a spiegare il successo e la diffusione del “Giallo”; una chiave freudiana: il giuoco dei divieti, delle infrazioni di essi; della profanazione e della ricostituzione dei tabù; delle ambivalenze, insomma: per cui il lettore di “Gialli” si trova a parteggiare, in egual misura, per il colpevole non ancora individuato o per l’investigatore che accanitamente lo persegue; sicché la soluzione di quel cruciverba narrativo che è il romanzo poliziesco coincide nel lettore con l’insoddisfazione, sempre.» (Leonardo Sciascia, Le chiavi del “Giallo”, in “La Gazzetta del Mezzogiorno”, 14 aprile 1962, p. 3). Sono parola di Leonardo Sciascia che fu un grandissimo lettore di Gialli e di romanzi polizieschi. Tu cosa ne pensi delle parole di Sciascia. Nella prospettiva del tuo romanzo, cosa lo accomuna all’analisi del grande scrittor siciliano?
«Il giallo consiste nell’uso di mezzi di terrore e di pietà senza precauzione. E quella che Alain – filosofo francese il cui vero nome era Émile-Auguste Chartier (1868-1951) vissuto nella prima metà del Novecento – chiama precauzione sarebbe per l’appunto la disciplina, la misura, la forza dell’arte. Sicché, in definitiva, il più grande romanzo poliziesco che sia mai stato scritto resta I fratelli Karamazov di Dostoevskij.» (Leonardo Sciascia, Una storia del “Giallo”, in “Lavoro”, X, 20, 19 maggio 1957, p. 14, nella rubrica “Sottobosco letterario”). Cos’è il Giallo per te leggendo queste parole di Sciascia?
Chi sono i destinatari che hai immaginato mentre lo scrivevi?
Onestamente, i lettori armati di curiosità e pazienza.
Una domanda difficile Paolo Massimo: perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Un cespuglio di spine”? Prova a incuriosirli perché vadano in libreria o nei portali online per acquistarlo.
C’è qualcuno che vuoi ringraziare che ti ha aiutato a realizzare questa opera letteraria? Se sì, chi sono queste persone e perché le ringrazi pubblicamente?
La Casa Editrice CTL di Livorno che ha realizzato con passione e professionalità il volume. Il professor Luciano Lani, chimico di chiara fama che mi ha edotto sui veleni. L’avvocato Carlo Rossi, del foro di Pescara, che mi ha istruito su certe modalità e concetti giuridici come “domiciliatario”, “segreto istruttorio”, “costituzione di parte civile”, oltre a fornirmi degli spunti per parlare delle modalità con cui si svolgono gli interrogatori e tanto altro. Infine l’artista Miriam Prato che ha magistralmente illustrato la copertina del romanzo con il suo splendido dipinto L’Istrice.
Nella tua attività letteraria hai pubblicato altri libri e romanzi. Ci racconti quali sono, di cosa trattano e quale l’ispirazione che li ha generati?
In questi ultimi anni ho scritto e mi sono stati pubblicati sei romanzi e svariati racconti. Ne cito solo alcuni:
Quali sono i tuoi prossimi progetti e i tuoi prossimi appuntamenti che vuoi condividere con i nostri lettori?
Come vuoi concludere questa chiacchierata e cosa vuoi dire a chi leggerà questa intervista?
di Andrea Giostra
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