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Luce
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Nero di seppia

“Sole a Catinelle (2013)”, di Gennaro Nunziante

 

 


 

Attori: Checco Zalone, Aurore Erguy, Miriam Dalmazio, Robert Dancs, Ruben Aprea, Valeria Cavalli, Orsetta De Rossi.

Regia: Gennaro Nunziante.

Produzione: Pietro Valsecchi.

Non pensavo di scrivere una recensione sul bel film di Checco Zalone e Gennaro Nunziante, “Sole a catinelle”. Ma quando lessi il commento di una certa Giovanna Trinchella (ilfattoquotidiano.it/blog/gtrinchella), una giornalista de “il Fatto Quotidiano” a me sconosciuta fino a quando il suo articolo non fu postato sulla mia pagina Facebook, decisi d’impeto di scriverla.  Il commento della Trinchella è diretto e sintetico: “non vado a vedere il film di Zalone perché fa tristezza che il genere “cinepanettone” sia il più visto nella storia del cinema italiano”.

Dal mio punto di vista, invece, penso che ogni persona con un minimo di sana curiosità intellettuale si fionderebbe al cinema senza esitazione alcuna per vedere il film e provare a capire, dal suo personale punto di vista, qual è il motivo per il quale milioni di italiani, di estrazione sociale, politica e culturale trasversale, fecero la ressa e la fila per vederlo.

Io il film lo vidi due giorni dopo che uscì nelle sale (lo stesso giorno mi fu impossibile, quando arrivai al cinema i biglietti erano esauriti da ore!), perché mi piace la comicità intelligente e assai arguta di Zalone, e perché Zalone, senza dubbio alcuno, è capace di far ridere a crepapelle, qualità questa oggi assai rara tra i comici nostrani che arditamente, e spesso allo sbaraglio, si lanciano senza paracadute nel provare a fare cinema comico.

 

 

Il film, con l’ottima regia di Nunziante, è divertente, dinamico, arguto, brillante, solare, colto, socialmente e politicamente attuale e (neo?)realista. Zalone è bravissimo nel mettere in rilievo, con semplicità ed estrema leggerezza, le “qualità peggiori” degli italiani di oggi vittime della loro ignavia e del loro apatico distacco dalla gestione del potere e della politica.

E allora, da questo punto di vista, il messaggio che lancia il co-sceneggiatore Zalone allo spettatore è chiaro e diretto: invece di lamentarti sempre che le cose vanno male, rimboccati le maniche, svestiti della pusillanime indifferenza dietro la quale per anni e anni ti sei nascosto, e prendi in mano il tuo destino cacciando a calci in culo chi ha ridotto il nostro paese in questo stato. Cosa che nel film Zalone fa brillantemente con apparente ingenua inconsapevolezza parlando candidamente al telefono di cose delle quali gli italici potenti furbi e arroganti non farebbero neanche sotto tortura.

Post scriptum – Scrivere ed esprimere giudizi su cose che non si conoscono affatto – come probabilmente direbbe Pulitzer – non è da giornalisti seri e moderni, ma semplicemente di chi ha l’ambire narcisistico di uno scrivere “fondato sul pregiudizio e sull’ignoranza” (J. Pulitzer, 1904).

Post post scriptum – L’autrice dell’articolo che allora mi diede fonte d’ispirazione per scrivere queste poche righe sul bel film di Zalone, appresi da una segnalazione di Facebook, m’aveva segnalato con la pavida intenzione di bloccare la mia pagina Fb, motivando la sua richiesta, lessi, con “furto di diritti d’autore” perché avevo inserito nel mio articolo il link del suo (come sto facendo anche adesso). Ebbene, la segnalazione di Fb mi chiedeva spiegazioni. Risposi a Fb e la pagina non fu mai bloccata. Sul conto della signora non m’ero affatto sbagliato!

Sceneggiatura originale di Gennaro Nunziante e Checco Zalone

 

 di Andrea Giostra

Alcuni Link

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ANDREA GIOSTRA
 
 

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